Cassa di Risparmio di Jesi

Marche, Jesi (AN)

data di fondazione27.05.1844
data di fusione21.12.1995

La Cassa di Risparmio di Jesi venne costituita da una società di privati cittadini, con un capitale di scudi 2.200, allo scopo di raccogliere e tutelare il piccolo risparmio; approvata con rescritto pontificio il 27 maggio 1844, suo primo presidente è stato un discendente della famiglia dei marchesi Ghislieri, Alessandro. Operativa dal 3 novembre 1844, ebbe un avvio lento e condizionato dall'andamento dell'economia locale, in prevalenza agricola, e dalla situazione politica ed economica nazionale fino agli inizi del '900; tuttavia, in questa prima fase si distinse per il supporto allo sviluppo dell'industria serica e del suo indotto. Sin dal 1848, erogò parte degli utili in beneficenza ad enti assistenziali e per la costruzione di opere pubbliche. Intorno al 1870 la sede sita in Palazzo Marcelli venne trasferita a Palazzo Ferri, a cui furono poi annessi i locali dell'adiacente Palazzo Bisaccioni della famiglia Cerilli. Nel primo decennio del '900, in parallelo alla crescita dell'industria jesina, la Cassa ebbe un periodo di prosperità poi rallentato dallo scoppio del Primo conflitto mondiale. Dall'inizio degli anni '20 avviò l'espansione sul territorio con l'apertura di filiali sia direttamente sia tramite l'assorbimento di altre consorelle, quali la Nuova Cassa di Risparmio di Senigallia nel 1924, e, in forza delle disposizioni governative del 1927 di accorpamento delle casse di risparmio minori in quelle circonvicine di dimensioni maggiori, le Casse di Risparmio di Filottrano, Castelplanio, Montecarotto, Ostra, Ostra Vetere, Corinaldo, Poggio San Marcello e Castelleone di Suasa. Dal 1935 fu autorizzata al credito agrario e, in esecuzione della legge 17 ottobre 1935, n. 1989, furono sottoposte alla sua sorveglianza varie casse rurali circonvicine per i successivi due anni; nel 1939 partecipò alla costituzione dell'Istituto Federale di Credito Agrario per l'Italia Centrale, assumendo presso di sé la rappresentanza dal 1940. Nel contempo arricchì la rete di dipendenze anche con l'assorbimento della Cassa Rurale di Montemarciano (1937) e di alcune filiali della fallita Banca delle Marche e degli Abruzzi (1940). Fu soggetta ad amministrazione straordinaria nel 1945 e quando poi ritornò alla gestione ordinaria, sostenne la ripresa post-bellica in tutti gli ambiti dell'attività economica. Dalla seconda metà degli anni '50 e per tutti gli anni '60 estese la propria operatività, supportando lo sviluppo dell'economia locale anche per il tramite della sua partecipazione al Mediocredito delle Marche (dal 1953) e all' Istituto di Credito Fondiario delle Marche (dal 1959); al contempo, potenziò la propria struttura organizzativa. Nel 1973 venne autorizzata come banca agente per il commercio dei cambi e negli anni successivi aderì a società di servizio create in collaborazione con le consorelle della regione (es. Federleasing, Seda). Nel 1978 fu acquistata una parte del Palazzo Ghislieri-Marazzi, dove trasferì la direzione generale ed altri uffici centrali dal 1980. Nella seconda metà degli anni '80, superate le difficoltà connesse ad insolvenze originate da fattori strutturali attinenti l'economia locale e da alcuni importanti clienti, l'Istituto ampliò la tradizionale area di attività con l'apertura di filiali nelle province di Macerata, Ancona, Pesaro e Perugia, e in Roma. Nel novembre 1988 siglò un accordo d'intesa di carattere operativo con la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde (Cariplo), destinato ad ampliarsi negli anni successivi. Nel 1989 si avviarono i lavori per la costruzione del nuovo centro direzionale a Fontedamo, progettato sin dalla fine degli anni '70 e terminato all'inizio del 1994. Il 16 aprile 1992, in attuazione della cd. Legge Amato, si trasformò in società per azioni, scorporando le finalità culturali ed assistenziali da quelle creditizie con la costituzione di una Fondazione. Tra l'estate e l'autunno del 1992 il capitale sociale fu aumentato in due tranche, la prima mediante l'intervento della Cariplo (lire 135 miliardi), che venne ad assumere il 20% della Cassa jesina, e la seconda attraverso un'offerta pubblica di sottoscrizione (146,3 miliardi). Rescisso il rapporto con la Cariplo nel novembre 1995 dopo aver respinto l'offerta dell'Istituto milanese di acquisirne il controllo, la Cassa di Risparmio di Jesi pervenne alla fusione con Banca delle Marche il 31 dicembre 1995.  

bibliografia

- Regolamento per l'istituzione di una Cassa di Risparmio in Jesi, Jesi, Tipi di V. Cherubini, 1844;
- Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, n. 217, 19 settembre 1927; 
- Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, n. 232, 7 ottobre 1927;
- Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, n. 255, 4 novembre 1927;
- Mario De Angelis, La Cassa di Risparmio di Jesi 1844-1954, Jesi, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1955;
- Associazione fra le casse di risparmio italiane, Le Casse di risparmio italiane nel secondo venticinquennale della loro associazione (1938-1962), Roma, Tipografia delle Terme, 1962, p. 222-226;
- G. Annibaldi, I fondatori della Cassa di Risparmio di Jesi, Jesi, Cassa di Risparmio di Jesi, 1966;
- R. Molinelli, Due presidenti della Cassa di Risparmio di Jesi, Jesi, Cassa di Risparmio, 1984;
- Vitaliano Cinti, Storia della Cassa di Risparmio di Jesi, 1844-1994, Jesi, Cassa di Risparmio, 1994;
- Francesco Chiapparino, Credito, comunità e sviluppo. Ricerche di storia della banca locale nelle Marche in età contemporanea, Ancona, Affinità elettive, 2008.

fonti

- Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, Verbali del Consiglio di Amministrazione, 1988, 1991-1992 e 1995;
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Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Cassa di Risparmio di Jesi, Archivio storico:
ttps://www.fondazionecrj.it/biblioteca-e-archivio/, 
accesso settembre 2023.

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