Credito Varesino

Lombardia, Varese

data di fondazione17.05.1898
data di fusione23.07.1992

Il Credito Varesino venne costituito il 27 marzo 1898, con la denominazione di Banca Cooperativa di Varese e Circondario, per iniziativa di un gruppo di imprenditori locali. Al capitale iniziale concorsero 248 soci, che sottoscrissero complessivamente n. 2.030 azioni da lire 50 ciascuna. L'Istituto iniziò ad operare nel mese di giugno con uno sportello nel centro di Varese. Nel 1906, a seguito della fusione con il Banco Mazzola Conelli, assunse la definitiva denominazione e alla presidenza fu nominato il titolare del Banco, cav. Cesare Mazzola Conelli. L'Istituto crebbe in parallelo con lo sviluppo produttivo della zona, indirizzando la propria attività verso le medie aziende e l'artigianato, fino ad assumere una posizione preminente nel settore creditizio della provincia di Varese. Si ebbe perciò un primo aumento di capitale a lire 1.500.000 nel 1912. Nello stesso anno inoltre furono acquisite la Banca Pellini & C. di Luino e la Banca Popolare di Besozzo, entrambe trasformate in proprie filiali. La solidità patrimoniale consentì alla Banca di superare le difficoltà che seguirono alla liquidazione fallimentare nel 1913 del più antico istituto cittadino, la Banca di Varese. In questo periodo la Banca assunse la gestione della civica esattoria rimasta scoperta e provvide anche al collocamento di un prestito obbligazionario emesso dallo stesso Comune. Durante la guerra proseguì nella sua attività di sostegno all'economia provinciale e di collaborazione con il Governo nella raccolta del risparmio e nel collocamento dei prestiti nazionali successivamente emessi. Per far fronte alle esigenze di ricostruzione, nel dopoguerra elevò il proprio capitale a lire 2 milioni nel 1919 e poi a lire 5 milioni nel 1921. Dal 1920 al 1925 il movimento generale delle operazioni più che raddoppiò, da lire 6 a 14 miliardi. Seguì un ulteriore aumento del capitale a 10 milioni nel 1927, anno nel quale fu costituita la provincia di Varese. L'espansione sul territorio, ripresa nel 1922 con l'apertura di una filiale a Tradate, accelerò negli anni Trenta. L'Istituto assunse la filiale di Saronno dell'Unione Bancaria Nazionale in liquidazione nel 1932 e si insediò a Busto Arsizio, con l'acquisizione del Banca di Busto Arsizio nel 1935; all'inizio del 1939 aprì quattro agenzie nel varesotto; nel 1941, trasformò il recapito di Milano, operativo sin dal 1935, in una filiale. Nel contempo, iniziò a guardare anche all'estero, partecipando dal 1920, insieme ad altri istituti, alla Banca Italiana per la Cina, l'unica banca italiana che operò nel paese orientale con continuità nella prima metà del 20° secolo. Incrementato il capitale a lire 25 milioni nel 1939, il Credito Varesino ottenne l'autorizzazione alle operazioni di credito agrario di esercizio e poi all'emissione degli assegni circolari. La Banca fu guidata negli anni del conflitto mondiale dall'avv. Giuseppe Bianchini, già direttore e presidente dell'Associazione Bancaria Italiana tra gli anni '20 e la prima metà degli anni '30. Aumentato il capitale a lire 100 milioni all'inizio del 1946, l'Istituto - con l'apertura di 6 nuovi insediamenti - riprese la sua espansione nel varesotto, poi proseguita negli anni '50 e '60 spinta della crescita economica della zona in cui operava: all'inizio degli anni '70 giunse ad avere 39 sportelli. Nel 1972, avendo superato i 400 miliardi di fondi amministrati, assunse la qualifica di banca regionale; due anni più tardi venne quotata in Borsa. All'inizio del 1973, il 27% del Credito Varesino venne acquisito da La Centrale, che nei successivi esercizi aumentò gradualmente la sua partecipazione fino a raggiungere nel 1977, con oltre il 57% del capitale, il controllo della Banca, sostituendosi alla Invest del gruppo Bonomi. Con l'entrata di Roberto Calvi nel Consiglio di Amministrazione nel 1975, l'influenza del Banco Ambrosiano sulla gestione dell'Istituto divenne dominante. Il tracollo della banca milanese comportò una gravosa perdita per il Credito Varesino, che fu coperta nel 1984 senza ricorrere a riserve di patrimonio. Nel maggio dello stesso anno la Banca Popolare di Bergamo acquisì la quota di maggioranza (52,78%) dell'Istituto, incrementandola (61,83%) nel 1991. Il 23 luglio 1992 fu firmato l'atto di fusione per incorporazione del Credito Varesino nella Banca Popolare di Bergamo, che diede origine alla Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino.

percorsi

personalità di rilievo

Giuseppe Bianchini

(Cremona, 14 febbraio 1876-Milano, 18 marzo 1970)

Bianchini nacque a Cremona il 14 febbraio 1876 da una famiglia benestante e, per parte di madre, nobiliare. Laureatosi in Giurisprudenza a Pavia nel 1897, intraprese la carriera forense a Milano specializzandosi nel campo commerciale ed amministrativo ed assunse nel contempo cariche pubbliche di carattere locale, tra cui nel 1911 - per quattro anni - quella di Consigliere comunale a Milano. Interrotta la carriera forense per malattia nel 1916, con il rientro nel capoluogo lombardo nel 1918 ebbe inizio per lui una nuova fase professionale. Partecipò alla costituzione dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI) e venne incaricato della direzione rimanendovi fino al dicembre 1933, assumendo nel 1924 anche la carica di presidente. Durante la sua guida, accanto all'ordinaria gestione amministrativa, spicca l'opera svolta nelle sedi internazionali dove l'ente fu chiamato a collaborare dalle autorità di governo e nella direzione del Bollettino Economico-Finanziario poi ridenominato Rivista Bancaria. Furono anni caratterizzati da rilevanti trasformazioni per il sistema bancario (es. legge bancaria 1926, crisi economico-finanziaria 1929) e per l'ente stesso, gradualmente inserito nell'ordinamento corporativo. Nel 1926 aderì al Partito nazionale fascista. La carica di presidente dell'Associazione gli consentì di essere eletto deputato nel 1929, poi confermato nella successiva legislatura nel 1934, infine eletto senatore nel 1939 (con l'assunzione anche della vicepresidenza della Commissione Finanze). Nel 1935 venne nominato sottosegretario alle Finanze, svolgendo un ruolo importante nell'approvazione della legge bancaria del 1936. Nel tempo ricoprì anche cariche in organi consiliari e sindacali in un largo numero di società industriali (es. Edison, Ansaldo, Pirelli) e istituti di credito e finanziari (es. Banca Unione); negli anni della Seconda guerra mondiale assunse anche la presidenza del Credito Varesino. Ottenuto nel 1941 il titolo di conte di Lenno, alla fine della guerra fu dichiarato decaduto dalla carica di senatore e sottoposto al giudizio della Commissione per l'epurazione. Continuò a ricoprire incarichi in varie società industriali e finanziarie fino alla morte avvenuta a Milano il 18 marzo 1970. 

bibliografia

- Sergio Cardarelli, Bianchini, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 34, 1988, disponibile in https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-bianchini_res-ff8ac1af-87eb-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Dizionario-Biografico%29/, accesso aprile 2023;
- Carlo Bellavite Pellegrini, Storia del Banco Ambrosiano, Roma-Bari, Laterza, 2002, pp. 419-421;
- Credito Varesino, Credito Varesino 1898-1948, Varese, Industrie Grafiche Amedeo Nicola & C., 1948;
- Giorgio Frigeri, La storia dal 1970 al 2007, in Marzio Achille Romani (a cura di), Banca Popolare di Bergamo 1869-2009. Con i piedi nel borgo e la testa nel mondo, Bergamo, UBI Banca Popolare di Bergamo, 2009, pp. 295-297 e 305;
- G. Pizzorni, Credito Varesino Spa, in Le società quotate alla Borsa Valori di Milano dal 1861 al 2000. Profili storici e titoli azionari, Milano, Scheiwiller, 2002, pp. 458-459.

fonti

- Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Banca Popolare di Bergamo, Verbali del Consiglio di Amministrazione, 2 e 15 maggio, 5 giugno e 10 luglio 1984, 23 aprile 1990, 29 gennaio 1991- 27 ottobre 1992;
- Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Banca Popolare di Bergamo, Documento informativo. Fusione per incorporazione del Credito Varesino SpA nella Banca Popolare di Bergamo Scrl, 4 marzo 1992.

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