Banca Mutua Popolare di Bergamo poi Banca Popolare di Bergamo
Lombardia, Bergamo
La Banca Mutua Popolare della Città e della Provincia di Bergamo venne costituita il 29 aprile 1869 (rogito notaio Elia Zerbini) ed approvata con regio decreto 15 agosto 1869. Su indicazione di Luigi Luzzatti, fautore della prima banca popolare a Lodi, la fase progettuale venne affidata alla Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai e gli Artisti, che il 31 gennaio di quell'anno aveva costituito una commissione promotrice composta da esponenti di primo piano del mondo economico e politico bergamasco, spesso accomunati dalla loro presenza anche in opere pie e in altri enti sociali. Nel programma istitutivo, la Banca avrebbe avuto come finalità di «spargere i benefizi del Credito fra le classi meno agiate della Società». Sin dall'avvio dell'attività registrò significativi risultati: dagli iniziali 350 soci, in prevalenza della borghesia cittadina, si giunse ai 1.800 in cinque anni. Venne quindi intrapresa una prima espansione territoriale nella provincia bergamasca con l'apertura di filiali (Treviglio, Lovere e Gazzaniga) e la creazione di una rete di corrispondenti. Mutata nel 1883 la denominazione in Banca Mutua Popolare di Bergamo per effetto delle disposizioni del Codice di Commercio, negli ultimi due decenni del 19° secolo la gestione della Banca fu improntata a criteri di prudenza e indirizzata al finanziamento in prevalenza del settore primario. Con la modifica nel 1904 dello statuto, si aprì una fase di crescita intensa che durò fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. L'ampliamento degli ambiti e delle modalità operative, tra cui la partecipazione diretta a società per la costruzione di infrastrutture e l'estensione dei contributi ammissibili per l'edilizia, consentì alla Banca di sostenere in modo marcato lo sviluppo del territorio; parallelamente inaugurò una ventina di nuove filiali e assorbì due piccoli istituti di credito, la Cassa Rurale di Prestiti di San Lorenzo di Rovetta nel 1913 e la Banca Abduana nel 1914. Nel primo dopoguerra e negli anni Venti la Banca proseguì nell'erogare credito a favore del mondo rurale e cooperativo e per la realizzazione di infrastrutture nell'ambito dei trasporti e delle necessità sociali. Inoltre, riprese l'espansione sul territorio sia con nuove filiali (tra cui anche a Milano) sia con l'assorbimento di Casse Rurali ( Olmo al Brembo, 1920; Osio Sotto, 1921; Onore, 1922; Levate, 1923; Monasterolo del Castello e Grumello del Monte, 1924; Sarnico e la Cassa Agraria Bergamasca, 1926; Pontirolo Nuovo, 1927; Santa Brigida e Dossena, 1928). Facilitò anche la liquidazione di alcune casse rurali, specie se presenti in località dove la Banca era già insediata (es. Zogno, Costa di Adrara S. Martino). Inoltre, nel 1931 rilevò le filiali bergamasche della fallita Banca Agricola Italiana. Nonostante un'oculata e prudente gestione delle risorse e di un'accurata selezione della clientela, la Banca risentì della crisi dei primi anni '30. Nella seconda metà del decennio, su insistenza dell'Ispettorato del Credito, si accordò con il Piccolo Credito Bergamasco e la Banca Provinciale Lombarda per un piano di distribuzione degli sportelli nella provincia. Negli stessi anni iniziò ad orientare il suo credito anche al settore manifatturiero e commerciale come conseguenza sia dell'esclusione dalla gestione dei finanziamenti degli ammassi e delle tesorerie dei consorzi agrari sia del coinvolgimento dell'industria bergamasca nelle commesse statali per il riarmo bellico. Nel secondo dopoguerra, modificata nel 1950 la denominazione in Banca Popolare di Bergamo, proseguì nel finanziamento al comparto manifatturiero che diventò l'asse portante della ripresa dell'economia bergamasca e poi della sua crescita negli anni '50 e '60. Il credito fu orientato di preferenza alle piccole e medie imprese e a quelle di nuova costituzione con prospettive promettenti, pur senza rinunciare a operazioni e relazioni con grandi società; per il credito a medio termine, la Banca fece da ponte per le imprese con Centrobanca, che aveva contribuito a costituire nel 1946. Nel tempo avviò anche iniziative di carattere consortile a supporto della loro espansione all'estero e della loro crescita dimensionale. Al contempo fu mantenuta la spiccata vocazione civica con la promozione e il finanziamento per realizzare importanti opere socio-culturali e per migliorare la città (es. la riqualificazione di Bergamo Alta). La solidità patrimoniale consentì una strategia di crescita dimensionale lungo due direttrici: l'estensione progressiva della rete degli sportelli in provincia e, dal 1971 con l'attribuzione della qualifica di banca regionale, anche nelle provincie limitrofe e la fusione di istituti di credito minori (nel 1968 la Cassa Popolare Depositi e Prestiti di Borgo Santa Caterina; nel 1969 la Cassa Popolare di Depositi e Prestiti della Città Alta di Bergamo e la Cassa Rurale ed Artigiana di Brignano Gera d'Adda; nel 1974 la Banca Popolare di Chiari; nel 1976 la Banca Cooperativa Diocesana e la Banca Popolare di Manerbio; nel 1981 la Cassa Popolare di Depositi e Prestiti di Olate; nel 1982 la Banca Amadeo, già controllata dal 1978; nel 1989 la Banca Popolare Agricola di Poggio Rusco). Nel 1984 acquisì il 52,78% del Credito Varesino poi aumentato al 61,83% nel 1991. Sul finire degli anni '80, entrò nel comparto del leasing e del brokeraggio assicurativo. Il 23 luglio 1992 la Banca Popolare di Bergamo fuse per incorporazione il Credito Varesino, con il contestuale cambio di denominazione in Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino.
personalità di rilievo
Guido Zanetti
(Bergamo, 7 agosto 1889 - Bergamo, 23 maggio 1955)
Guido Zanetti è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bergamo dal 19 marzo 1929, quindi vicepresidente dal 16 luglio 1930 e, infine, presidente dal 20 marzo 1933, carica che mantenne sino al giorno della sua morte improvvisa - avvenuta il 23 maggio 1955 -, tranne che per il breve intermezzo della presidenza di Luigi Agliardi tra il maggio 1951 e il giugno 1952. Sotto la sua guida, avvalendosi della collaborazione di Agliardi in funzione di direttore centrale, la Banca ebbe un'intensa crescita sia nell'operatività che nello sviluppo della sua rete territoriale. Vennero finanziate opere di rilievo per lo sviluppo economico del territorio (quali per esempio, la costruzione di infrastrutture strategiche come l'autostrada Bergamo-Milano e la realizzazione dei Magazzini Generali di Bergamo), sostenute iniziative di carattere assistenziale (case per i dipendenti nel quartiere di Redona, edificazione del nuovo Ospedale Maggiore) e culturale (i primi lavori di risanamento di Bergamo Alta, il restauro del chiostro di Santa Marta, la ristampa della Storia di Bergamo e dei Bergamaschi di Bortolo Belotti, la pubblicazione dei due volumetti de La tua Bergamo di Luigi Re, e la raccolta di studi dell'ing. Luigi Angelini, Cose belle di casa nostra).
Significativi furono anche gli interventi sugli immobili dell'Istituto, come la creazione di un rifugio blindato sotto le mura venete della città per preservare i valori della Banca durante il Secondo conflitto mondiale, e i lavori di ammodernamento della Sede in piazza Vittorio Veneto all'inizio degli anni Cinquanta.
Zanetti è stato anche consigliere di Centrobanca e ha ricoperto incarichi in enti associativi bancari, membro del Comitato esecutivo dell'Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane e consigliere dell'Associazione Nazionale delle Banche Popolari 'Luigi Luzzatti'. E' stato molto attivo anche al di fuori del mondo bancario, ricordiamo: la presidenza della Società editrice Sant'Alessandro dal 1939 al 1945; la vicepresidenza della Giunta della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bergamo nel dopoguerra, oltre alla presenza negli organi sociali dei Magazzini Generali di Bergamo e di diverse opere pie ed enti assistenziali. Fu insignito della Commenda dell'Ordine Pontificio di S. Gregorio Magno e della Croce di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
palazzi di pregio
Sede della Banca Popolare di Bergamo
La sede della Banca Popolare di Bergamo si estendeva nell'area tra piazza Vittorio Veneto e viale Roma. Nel 1891, essendo i locali in cui operava la Banca in piazza Cavour (ora Matteotti) insufficienti, vennero acquistati alcuni terreni prospicienti per la costruzione di un nuovo edificio, che venne realizzato su progetto dell'ing. Paolo Magrini e inaugurato il 19 febbraio 1899. Un ulteriore allargamento della sede fu possibile in seguito all'acquisto, nel 1911 dal Comune, dell'area della retrostante caserma Vittorio Emanuele II, esito della trasformazione avvenuta a partire dalla fine del XVIII secolo del trecentesco monastero di Santa Marta. I lavori, su progetto di Marcello Piacentini (1909), vennero realizzati dall'ing. Luigi Angelini. Iniziati nel 1914 furono ripresi al termine della Prima guerra mondiale e nel 1922 fu avviata la costruzione della Torre dei Caduti; l'inaugurazione della nuova sede, con fronte su piazza Vittorio Veneto, avvenne il 1924. Nel 1930-1934 si completò il prospetto di edifici lungo la nuova via Crispi; negli stessi anni fu affidato ad Angelini il restauro del Chiostro del monastero di Santa Marta, inglobato nella sede dell'Istituto stesso. Nel 1951-1952 venne attuata un'altra ristrutturazione e un ulteriore ampliamento, soprelevando il prospetto su piazza Vittorio Veneto, su progetto dell'ing. Luigi Angelini; venne inoltre commissionata ad Achille Funi (con Luigi Monti e Silvio Livio Rossi) la decorazione del Sala del Consiglio con scene della Gerusalemme Liberata; infine, sulla facciata rivolta su via Roma, il finestrone fu completato con sculture femminili di Elio Ajolfi, autore anche di due rilievi verticali di scene di mestieri ed attività produttive presenti nell'atrio. Nel 1952-1953 Achille Funi con i suoi aiutanti decorò il Salone delle Assemblee con l'opera "La Civiltà d'Italia" con personaggi illustri della storia bergamasca; sulle pareti dello scalone: Erminio Maffioletti, Domenico Rossi, Mario Comali eseguirono affreschi con scene raffiguranti attività produttive peculiari del territorio bergamasco. Nel 1991 Sandro Angelini restaurò il Chiostro di S.Marta e vi collocò il gruppo scultoreo "Monache che conversano" di Elia Ajolfi. Nel 2004 nel Chiostro fu collocata l'opera "Untitled" di Anish Kapoor, poi affiancata nel 2011 da "Cardinale" (1984) di Giacomo Manzù.
bibliografia
- [Banca Mutua Popolare di Bergamo], La Banca Mutua Popolare di Bergamo nel cinquantenario della sua fondazione 1869-1919, Bergamo,
Fratelli Bolis, 1919;
- Vera Zamagni, Sergio Zaninelli (a cura di), Storia economica e sociale di Bergamo. Fra Ottocento e Novecento. Vol. III. Lo sviluppo dei servizi, Bergamo, Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo. Istituto di studi e ricerche, 1997;
- Vera Zamagni (a cura di), Storia economica e sociale di Bergamo. Dalla ricostruzione all'Euro, 2 voll., Bergamo, Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo. Istituto di studi e ricerche, 2002;
- Guido Zanetti (1889-1955) Presidente della Banca Popolare di Bergamo nel suo tempo, Bergamo, Bolis, 2005;
- Maria Mencaroni Zoppetti, Quella nota antica nella Bergamo del Novecento. Dal Monastero di S. Marta alla Banca Popolare di Bergamo, Sestante, Bergamo, 2009;
- Marzio Achille Romani (a cura di), Banca Popolare di Bergamo 1869-2009. Con i piedi nel borgo e la testa nel mondo, Bergamo, UBI Banca Popolare di Bergamo, 2009;
- Marina Romani, Costruire la fiducia. Istituzioni, élite locali e mercato del credito in tre province lombarde (1861-1936), Milano, Franco Angeli, 2011;
- Ennio De Pascale, Invito a Palazzo. UBI Banca Popolare di Bergamo. Guida, Bergamo, UBI Banca Popolare di Bergamo, 2015 (disponibile in https://www.academia.edu/31651340/E_De_Pascale_Invito_a_Palazzo_UBI_Banca_Popolare_di_Bergamo_Guida_Bergamo_2015, accesso aprile 2023);
- https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/7q030-00004/, accesso aprile 2023.
fonti
Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Banca Popolare di Bergamo, Verbali del Consiglio di Amministrazione, 1869-1992.