Banca Cattolica di Calabria

Calabria, Cosenza

data di fondazione12.03.1901
data di fusione1933

La Banca Cattolica di Calabria venne costituita il 12 marzo 1901 (rogito notarile Cosco) come Cooperativa Cattolica di Credito fra gli Operai su impulso di don Carlo De Cardona, con il fine di promuovere il miglioramento delle condizioni erconomiche di vita del ceto operaio. Il capitale sociale venne sottoscritto da 26 soci, tra cui erano presenti esponenti sia del clero (tra i quali l'arcivescovo Sorgente) che della nobiltà e della borghesia cosentina, e un numero minimo di operai. Il capitale era costituito da azioni nominative di lire 25 ciascuna sottoscrivibili anche a rate, purché fosse completato il pagamento entro un anno. La Cooperativa fu operativa dal 15 giugno 1902 nel secondo piano del palazzo arcivescovile cittadino. Come primo presidente venne nominato il barone Adolfo Collice, che rivestiva anche la carica di presidente del Comitato diocesano dell'Opera dei Congressi. Già nel 1903, su proposta di don De Cardona, lo statuto era stato modificato per consentire una più ampia attività della cooperativa a favore del mondo operaio; venne infatti estesa la concessione di prestiti anche a cooperative di ogni genere, casse rurali e a società di mutuo soccorso. De Cardona, che continuò a difendere l'indirizzo sociale della cooperativa in contrasto con il diverso orientamento della prevalente borghesia e nobiltà presente nell'azionariato, si dimise nel 1905 dalla carica di sindaco e da socio. In quello stesso anno, la Cooperativa spostò la propria sede nel palazzo Giannuzzi-Savelli ed assunse la denominazione di Banca Cattolica di Cosenza. Nel 1916 si trasformò in società anonima per azioni. Tra il 1917 e il 1929 vi furono tre aumenti di capitale, da lire 122.605 fino a lire 2 milioni. Nel contempo la Banca estese la propria presenza sul territorio, con l'apertura di agenzie e succursali in provincia di Cosenza, di Catanzaro e di Reggio Calabria. A suggellare l'avvenuta espansione nell'intera regione, nel 1924 la denominazione fu cambiata in Banca Cattolica di Calabria. La crisi economico-finanziaria dell'inizio degli anni '30 colpì duramente la Banca. A causa del fallimento di vari creditori, fu costretta prima a svalutare a zero il capitale e le riserve e poi a reintegrarlo aumentandolo a lire 3 milioni, quindi a chiedere il concordato preventivo al Tribunale di Cosenza, che glielo concesse il 19 giugno 1932. Il 31 marzo 1933, lo stesso Tribunale stabilì che la Banca Cattolica di Calabria dovesse assicurare ai propri creditori il 62% del loro capitale con la garanzia della Cassa di Risparmio di Calabria, la quale avrebbe poi proceduto all'assorbimento della Banca dissestata.

relazioni

ente conservatore

bibliografia

- Associazione Bancaria Italiana, Annuario delle banche e dei banchieri d'Italia. Anno III - 1925-1926, Milano, Associazione Bancaria Italiana, [1926], p. 212;
Rivista delle Casse di Risparmio, marzo 1933, a. XXI, n. 3, p. 160;
- Luigi Intrieri, Don Carlo De Cardona e il movimento delle Casse Rurali in Calabria, Cosenza, Credito Cooperativo, 1985;
- Luigi Intrieri, Don Carlo De Cardona, Torino, SEI, 1996, pp. 24-27;
- Francesco Paolo Dodaro, I Palazzi raccontano... Guida alle dimore storiche dell'antica Cosenza, [Cosenza], Pellegrini, 2016.

fonti

Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, Verbali del Consiglio di Amministrazione, 20 giugno e 4 ottobre 1932, 31 marzo, 24 luglio, 23 agosto e 5 ottobre 1933.

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