Monte di Credito su Pegno di Fossombrone

Marche, Fossombrone (PU)

data di fondazione1492
data di fusione02.01.1996

Il Monte di Pietà di Fossombrone venne eretto nel 1492 con oblazioni di privati cittadini in seguito alla predicazione di un ignoto frate francescano e con il consenso del duca di Urbino; suo scopo la concessione di piccoli prestiti contro pegni senza interesse. Il capitale fu disperso con il saccheggio della città nel 1502 da parte delle forze militari di Cesare Borgia e poi ricostituito nel 1506 per opera del frate francescano Antonio da Montemilone che ne dettò anche i capitoli, poi approvati dal duca di Urbino Guidobaldo I nel marzo 1507; fu mantenuto il prestito gratuito contro pegni. Il patrimonio del Monte di Pietà si accrebbe nel tempo per la carità di cittadini, delle donazioni di persone facoltose (come il fondo rustico in Casteldurante da parte della duchessa Elisabetta Gonzaga, moglie di Guidobaldo I) e di lasciti testamentari (tra i più significativi quello di Elena Tommassini con la Cappella della Cattedrale della città nel 1628). Nel 1517, con l'arrivo delle truppe di Lorenzo de Medici nella città, subì gravi perdite e sospese nuovamente le attività. Ritornato operativo, si susseguirono modifiche allo statuto fino a quello dettato nel 1587, che rimase in vigore per quasi un secolo. Nel 1612 fu acquistato il Palazzo Cattabeni per farne la sede. Alla morte del duca di Urbino nel 1631 ed il passaggio del ducato allo Stato Pontificio, la gestione entrò in una fase caratterizzata da contrasti tra i rettori del Monte e le autorità ecclesiastiche della città; i suoi capitoli furono riformati nel 1672 e nel 1765. Con l'invasione delle truppe napoleoniche alla fine del XVIII secolo iniziò un periodo di difficoltà per il Monte: posto sotto la gestione della Congregazione di Carità, gli furono imposti prestiti forzati alla città e la restituzione gratuita di tutti i pegni valutati fino a scudi 25. Restaurato il dominio pontificio nel 1823, il prefetto della Congregazione del Buon Governo, cardinale Albani, riformò lo statuto e conferì la presidenza al vescovo di Fossombrone. In forza delle norme relative ai Monti di Pietà dell'inizio degli anni '60 dell'800, la gestione passò alla locale Congregazione di Carità. Lo statuto venne modificato nel 1869 e rivisto nel 1890 in applicazione della legge che riorganizzava il settore; una successiva revisione avvenne per regio decreto 16 giugno 1932. Fu mantenuto il prestito gratuito contro pegni per somme richieste fino a lire 5 e tassi modulati tra il 4 e il 6% per somme superiori, con l'aggiunta di una tassa di magazzinaggio se i pegni erano ingombranti e pesanti; furono inoltre consentite operazioni di anticipazioni su titoli di Stato, mutui ad enti privati e morali, anticipazioni ad impiegati e salariati delle pubbliche amministrazioni contro cessione del quinto dello stipendio; infine fu mantenuta la destinazione di parte degli utili all'orfanatrofio maschile della città e ad altri istituti locali di beneficienza e assistenza. Venne trasformato in Monte di Credito su Pegno in applicazione delle disposizioni sul riordino dei monti dipPietà del 1938 (legge 10 maggio, n. 745). Con nota di autorizzazione della Banca d'Italia del 27 dicembre 1995, Banca delle Marche acquisì il ramo d'azienda relativo all'attività di credito su pegno del Monte di Credito su Pegno di Fossombrone. La cessione fu operativa dal 2 gennaio 1996.

bibliografia

- Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana, Foglio delle inserzioni - n. 12, 16 gennaio 1996; 
- Sonia Ferri, Guida all'archivio storico del Monte di credito su Pegno di Fossombrone (1584-1940), in «Storie locali», I (1996), pp. 117-148;
- Vincenzo De Luca, Il Monte di Pietà di Fossombrone nella transizione dal ducato alla legazione, in «Storie locali», IV-V (1999), pp. 119-146;
- https://www.monspietatis.org/it/montipieta/view/monte_pieta_fossombrone_277.html?p=7, accesso novembre 2023.

fonti

http://www.fond, accesso novembre 2023.

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