Cassa di Risparmio di Macerata
Marche, Macerata
La Cassa di Risparmio di Macerata, dopo vari tentativi falliti intrapresi sin dal 1837, fu costituita con autorizzazione regia del 4 febbraio 1846, per iniziativa di benemeriti, primo fra i quali il Barone Camillo Narducci Boccaccio, gonfaloniere della città e nominato suo primo presidente. Il capitale iniziale fu di scudi 1.700. Fu operativa dal 28 giugno 1846 in locali sistemati nel Palazzo Pallotta, offerti dal delegato apostolico Mons. Giuseppe dei Conti Milesi Pironi. L'avvio dell'attività fu molto positivo, favorito dalla fiducia dei cittadini; ai crediti concessi ai singoli, si affiancarono da subito quelli, anche a condizione di favore, al Comune. Sin dagli anni '60 dell'800 parte degli utili furono destinati in beneficenza: oltre a concorrere al capitale costitutivo della Società operaia di mutuo soccorso, nel tempo elargì fondi a istituzioni caritative locali, scuole, asili infantili e intervenne in varie occasioni di emergenza. La crescita operativa della Cassa nel corso degli anni '70 e '80 richiese l'adozione di miglioramenti nell'organizzazione e l'ampliamento della sede, spostata dal 1870 presso la Casa Pantaleoni. Nel contempo modifiche allo statuto furono apportate a più riprese tra il 1878 e il 1891, queste ultime per accogliere le nuove disposizioni di riordino delle casse di risparmio del 1888; successive revisioni furono introdotte nel 1894 e nel 1898. L'andamento dell'Istituto fu regolare e costante tra l'ultimo decennio dell'800 e i primi due decenni del '900, pur non mancando di risentire dell'impatto di eventi politici ed economici che riguardarono il paese (es. il primo conflitto mondiale). Un nuovo statuto fu approvato per regio decreto 2 luglio 1908, n. 290. Dal 1920 iniziò l'espansione nelle zone circostanti attraverso sia l'apertura di nuove filiali sia l'assorbimento di istituti di credito quali la Banca Montegiorgese e la Banca Popolare di Urbisaglia nel 1921. Le difficoltà dell'economia locale nel 1925 e le conseguenze della politica deflazionista del governo del 1926 incisero negativamente sull'operatività della Cassa e portarono alla sua amministrazione controllata per regio decreto 16 settembre 1926, n. 1727; la gestione straordinaria da parte di un commissario regio fu prorogata a più riprese fino alla metà del 1928. Modifiche allo statuto furono apportate nel 1926 e nel 1928. Nel frattempo, in virtù delle modifiche alle norme allora vigenti sull'ordinamento delle Casse di risparmio del 1927 (r.d.l. 10 febbraio, n. 269, convertito con modifiche in r.d.l. 29 dicembre, n. 2587), fuse per incorporazione le consorelle minori di Apiro, di Appignano, di Cingoli, di Loro Piceno, di Mogliano, di Pollenza e di Treia, le quali rimasero nelle singole località come filiali della Cassa di Risparmio di Macerata, o altrimenti laddove già esistevano sue filiali, fondendosi con queste; la Cassa maceratese assunse anche i servizi di esattoria e tesoreria delle Casse predette. Inoltre in applicazione delle stesse disposizioni legislative, su proposta del Ministero dell'Economia Nazionale, si aggregò con le altre maggiori casse di risparmio della provincia - la Cassa di Risparmio di Camerino, la Cassa di Risparmio di Recanati e la Cassa di Risparmio di Tolentino - a formare la Federazione delle Casse di Risparmio della Provincia di Macerata per regio decreto 18 marzo 1928, n. 859. Nell'aprile 1929 assunse la liquidazione della Banca Popolare Cooperativa di Mogliano e tre mesi dopo quella della Società Operaia di Montefano - Sezione Credito. Sotto l'incalzare della congiuntura economica, l'Assemblea dei soci del 26 giugno 1929 deliberò di procedere alla fusione con la Cassa di Risparmio di Camerino, di Recanati e di Tolentino per costituire la Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata; l'operazione fu poi sanzionata dal regio decreto 10 ottobre 1929, n. 1979.
bibliografia
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