Cassa di Risparmio di Cingoli
Marche, Cingoli (MC)
La Cassa di Risparmio di Cingoli venne costituita nei primi mesi del 1844 dalla Magistratura della Città, su stimolo di Don Giovanni Fenizi, mansionario della Cattedrale cittadina, che aveva raccolto l'adesione di alcuni possidenti sull'opportunità di fondare, sull'esempio positivo delle esperienze in altre città limitrofe, un istituto di credito che sollevasse la zona dal problema dell'usura. Il capitale venne costituito con la sottoscrizione di 90 azioni del valore di scudi 10 ciascuna. Nella adunanza del 13 luglio 1844 venne approvato il regolamento (redatto su modello di quello della Cassa di Risparmio di Bagnocavallo) e venne eletto il primo Consiglio di Amministrazione, che aveva tra i suoi componenti personalità dell'aristocrazia e delle più note famiglie di Cingoli. Tratto distintivo dello statuto era l'obbligo di versamento dei depositi ricevuti nel locale Monte di Pietà. La Cassa di Risparmio ebbe la sanzione sovrana il 19 luglio 1845 e il successivo 21 dicembre iniziò la propria attività in stanze concesse in fitto da Pacifico Giannobi. L'andamento della Cassa fu influenzato dalla congiuntura dell'economia locale e nazionale. Dagli anni '60 iniziò una lenta ascesa della sua attività: vennero concessi premi ai depositanti più diligenti e di più modesta condizione e dal 1870 iniziarono le erogazioni in beneficenza destinate in particolare all'ospedale e all'asilo di infanzia. Negli ultimi due decenni dell'800 furono introdotte delle modifiche allo statuto (1898) sia per adeguarlo alle nuove disposizioni riguardanti il credito fondiario (legge 23 gennaio 1887) e le casse di risparmio (legge 15 luglio 1888, n. 5546) sia per migliorare la sua operatività. Fu quindi istituito un apposito fondo per erogare mutui speciali agli agricoltori; inoltre vennero introdotte restrizioni nei periodi di tolleranza alle scadenze delle cambiali, dato che in passato, per la gestione 'bonaria' e familiare della Cassa, si era abusato in facili rinnovi con conseguenze negative sui conti. Il primo decennio del XX secolo fu il più prospero della vita dell'Istituto; poi, risentì, come altri, l'impatto del primo conflitto mondiale. In seguito alle disposizioni governative di accorpamento delle casse di risparmio minori in casse di risparmio circonvicine di dimensioni maggiori (regio decreto legge 10 febbraio 1926, n. 26, convertito in legge 29 dicembre 1927, n. 2586), su proposta del ministro dell'Economia Nazionale e di quello del Tesoro, la Cassa di Risparmio di Cingoli venne incorporata nella Cassa di Risparmio di Macerata per regio decreto 12 agosto 1927, n. 1730.
bibliografia
- Ottavio Gigli (a cura di), Cassa di Risparmio in Cingoli, in L'Artigianello, Roma, Tipografia dei classici sacri, pp. 27-31;
- Statistica del Regno d'Italia. Istituti di previdenza. Le casse di risparmio nel 1864, Firenze, Tipografia Tofani, 1867, pp. cvii-cviii;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 254, 28 ottobre 1887;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 226, 28 settembre 1891;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 302, 26 dicembre 1923;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 224, 28 settembre 1927, p. 3911;
- Associazione fra le casse di risparmio italiane, Le Casse di risparmio italiane nel secondo venticinquennale della loro associazione (1938-1962), Roma, Tipografia delle Terme, 1962, p. 255;
- Bruno Capodaglio, La Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, s.l., s.e., 1954, p. 26;
- Dante Cecchi, Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata nel CXXV anniversario della sua fondazione, [Macerata], 1969, pp. 309-323;
- Francesco Chiapparino, Credito, comunità e sviluppo. Ricerche di storia della banca locale nelle Marche in età contemporanea, Ancona, Affinità elettive, 2008.