Monte di Pietà di Pistoia
Toscana, Pistoia
Dopo un tentativo fallito nel 1470, il 24 maggio 1473 il Consiglio del popolo della città di Pistoia stabilì su istanza di fra Fortunato Coppoli da Perugia, amico di papa Sisto IV e promotore di altri Monti di Pietà, di fondare un Monte cittadino al fine di soccorrere i poveri indigenti secondo i precetti religiosi. A quel tempo erano attivi in città alcuni banchi che praticavano il prestito a usura: in mancanza di altre forme creditizie l'attività, appaltata dal Comune ad alcune famiglie ebraiche, era stata a lungo l'unica soluzione per ovviare alla cronica mancanza di denaro liquido, necessario a Pistoia come in altre città per lo sviluppo delle arti e della mercatura. Con l'intervento di fra Fortunato, quindi, venne trovato un modo più conveniente e popolarmente apprezzato per risolvere la questione. La gestione del Monte di Pietà venne affidata a due importanti istituzioni locali, la Sapienza e l'Opera di San Jacopo: la prima versava in buone condizioni economiche grazie alle dotazioni offerte dal cardinal Forteguerri, mentre la seconda aveva ricevuto rilevanti lasciti dalla cittadinanza per implorare la protezione del santo Patrono dalle pestilenze. Il capitale iniziale, di 3.000 fiorini, fu probabilmente versato dal vescovo di Pistoia Donato Medici. Con queste risorse economiche alle spalle, l'attività del Monte si rivelò piuttosto florida sin dai primi tempi: dopo appena tre anni la sede dell'Istituto (una delle case della Sapienza) risultò insufficiente a contenere i pegni depositati, e vennero così comprate alcune case appartenenti all'antico ospedale di San Bartolomeo di Prato al Vescovo, anch'esse di proprietà della Sapienza. Nel corso del '500 il Monte perse la propria autonomia e i suoi amministratori furono nominati dal granduca di Toscana. L'Istituto tornò alla Comunità di Pistoia solo nel 1781. A seguito dell'invasione della Toscana, nel 1799 il nuovo governo francese decise di restituire gratuitamente tutti i pegni al di sotto delle dieci lire, e tolse ogni interesse su quelli di poco valore: queste iniziative costrinsero il Monte a cessare la propria attività. La riprese nel 1807, dopo una serie di drastici interventi sia amministrativi che finanziari, tra cui la decisione del vescovo di Pistoia Francesco Toli di versare al Monte di Pietà i proventi di un considerevole numero di messe. Con la restaurazione, quando cioè il trono di Toscana tornò nelle mani di Ferdinando III, il Monte fu restituito alla Comunità, vivendo un periodo estremamente florido. Nel giugno 1937 l'Istituto fu incorporato dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (dal 2012 Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia), dopo che nel 1934 ne era stata liquidata la sezione credito.
bibliografia
- Ilvo Capecchi e Lucia Gai, Il Monte della Pietà a Pistoia e le sue origini, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1976.
fonti
- Chiara Caselli (inventario) e Alberto Cipriani (introduzione), L'Archivio storico della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (1488-1938). Inventario con introduzione storica, Pistoia, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, 2000;
- R. Baglioni, C. Tuci, Un patrimonio riscoperto. L'Archivio storico della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (1526-1992), Milano, Intesa Sanpaolo, 2017.