Monte di Pietà di Udine

Friuli Venezia Giulia, Udine

data di fondazione11.09.1496
data di fusione1942

Il Monte di Pietà di Udine venne costituito l'11 settembre 1496 su iniziativa del nobile Antonio Savorgnan, che persuase il Consiglio comunale a stanziare 100 ducati all'anno per dieci anni "pro solutione pauperum ad excludendum pravas extorsiones et usuras Judaeorum". Le difficoltà economiche del Comune, però, non consentirono il versamento, per cui si dovette ricorrere a forme di pubblica elemosina o di prestito da parte dei cittadini per costituire il fondo di dotazione. La struttura amministrativa del Monte fu inizialmente piuttosto semplice: otto conservatori (tutti membri del Consiglio cittadino), un massaro, un notaio-cancelliere e tre sindaci. Sin da subito l'Istituto si rivolse non tanto ai poveri o ai questuanti, quanto invece ai piccoli artigiani o ai piccoli proprietari terrieri: in un'economia a scarsa circolazione monetaria una semplice malattia, o un cattivo raccolto, potevano avere effetti devastanti. Successivamente tra i mutuanti comparvero anche i nobili (di norma impegnavano oggetti preziosi), che utilizzavano il prestito ottenuto per il pagamento delle doti. Dopo un inizio piuttosto faticoso l'attività del Monte prese progressivamente slancio, grazie soprattutto ai numerosi lasciti di case e terreni da parte di cittadini benestanti: ciò fece sì che la sfera di intervento del Monte si allargasse sempre di più, al punto da consentirgli di concedere mutui allo stesso Comune nei momenti di ristrettezza finanziaria, principalmente per acquistare grano da mettere a disposizione dei poveri, per sostenerne gli sforzi in periodo di peste, per la costruzione dell'acquedotto pubblico, per contribuire alle spese dell'ospizio degli esposti. Verso la metà del '500 si avvertì la necessità di dare al Monte una degna sede: costruito a partire dal 1567 su progetto dell'architetto Francesco Floreani, il palazzo venne ampliato nel 1633 dal milanese Bartolomeo Rava. Sotto la tutela del Consiglio comunale, nel corso degli anni l'Istituto assunse caratteri creditizi più spiccati, senza che fosse tuttavia trascurato il suo ruolo sociale, soprattutto nel campo della sanità. Fino a tutto il '700 il Monte risultò essere l'unico istituto di credito cittadino, in concorrenza coi soli banchi ebraici che ancora esercitavano il prestito su pegno. A seguito dei decreti 5 settembre e 21 dicembre 1807 emanati dal governo francese, il Monte perse la propria autonomia, dal momento che fu posto sotto il controllo della locale Congregazione di Carità, a sua volta alle dipendenze del Ministero dell'Interno francese. Il Monte, riclassificato come istituto di beneficenza, perse così le sue caratteristiche di istituto di credito. Con il ritorno della dominazione austriaca le Congregazioni di Carità vennero abolite, ma il Monte di Pietà vide piuttosto accentuate le proprie funzioni benefiche, dal momento che l'Austria stava per varare il grande progetto di un nuovo sistema creditizio, attraverso la fondazione delle casse di risparmio. Con la legge 4 maggio 1898 n.169 venne riconosciuto ai Monti di Pietà il doppio carattere di istituti di beneficenza e di credito: in questo periodo il Monte di Udine visse una fase di rinnovata vitalità. All'inizio del '900 le nuove disposizioni legislative e le mutate esigenze del credito concorsero a ridurre le funzioni del Monte e ad ampliare quelle della locale cassa di risparmio: alla vigilia della Seconda guerra mondiale fu così lo stesso Istituto, nel frattempo divenuto Monte di Credito su Pegno, a sollecitare la fusione con la Cassa di Risparmio di Udine (poi Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone), avvenuta nel 1942.

relazioni

ente conservatore

percorsi

personalità di rilievo

Nicolò Mantica

(Udine, 3 aprile 1835 - Udine, 20 maggio 1900)
Nicolò Mantica, di nobile famiglia lombarda, si laurea in giurisprudenza a Pavia nel 1856, dopo l'annessione del Friuli all'Italia. Inizia la sua carriera lavorativa in ambito amministrativo nella Deputazione provinciale, ma ben presto si impegna pubblicamente ricoprendo cariche elettive istituzionali in particolare nell'ambito agrario friulano. E' socio dell'Associazione agraria friulana e della Commissione per la cooperazione, istituzioni grazie alle quali si diffusero in Friuli le casse rurali e altre istituzioni agricole. E' considerata una figura molto importante della dirigenza friulana post risorgimentale.
Il suo impegno è riconosciuto soprattutto nell'ambito della beneficenza, ricevendo consensi e merito anche al di fuori del Friuli. Per seguire questa sua vocazione si dedica all'amministrazione del Monte di Pietà di Udine (è presidente dal 12 novembre 1887 al 21 maggio 1900) e della Cassa di Risparmio (presidente dal 13 gennaio 1888). Nella gestione del Monte si prodiga per attuare una serie di riforme che possano migliorare le condizioni dei pignoranti; si batte in particolare  per fare approvare concessioni di sovvenzioni anche per frazioni di lira. Alla ricera di miglioramenti nell'amministrazione dell'ente, si confronta con altre realtà, come il modello Milano, anche se ovviamente si tratta di due situazioni molto diverse; in particolare, il Monte di Udine si trova in difficoltà nel soddisfare la grande richiesta di prestiti provenienti dalle campagne. Si attiva per rimediare alla mancanza di istituzioni creditizie sul territorio friulano, e infatti è tra i promotori dell'apertura di una filiale della Banca del popolo di Firenze e della Cariplo. Presiede in diversi istituzioni locali: ricordiamo la carica di consigliere comunale dal 1867 alla morte e anche quelle di consigliere e presidente della provincia.


palazzi di pregio

Palazzo del Monte di Pietà

Con il portico in bugnato ingentilito dalle trifore del piano nobile, il Palazzo deve il suo maestoso aspetto agli interventi che nel secondo Seicento vennero ad ampliare l'originario nucleo cinquecentesco, costruito nel centro pulsante della vita cittadina: a ben identificarne l'attività, agli angoli, quattro gruppi marmorei raffigurano la Pietà. Come uno scrigno, vi è incastonata la cappella di Santa Maria, con l'altare marmoreo di G. Comin e E. Merengo, capolavoro della scultura barocca in Friuli e interamente affrescata da G. Quaglio.

bibliografia

- Vittorino Meneghin, I Monti di Pietà in Italia dal 1462 al 1562, Vicenza, LIEF Edizioni, 1986, p. 44;
- Liliana Cargnelutti, Istituti di pegno e comunità. Guida dell'archivio del Monte di Pietà di Udine (1496-1942), Udine, Arti Grafiche Friulane, 1994;
- Giuseppe Bergamini, Il Palazzo del Monte di Pietà di Udine, Udine, Forum, 1996;
- Liliana Cargnelutti, Il Monte di Pietà di Udine tra assistenza, beneficenza e credito (1496-1942), Udine, Forum, 1996;
- Cinquecento anni del Monte di Pietà di Udine. Centoventi anni di attività della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Il futuro ha radici antiche, Udine, Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, 1996.

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