Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno
Marche, Ascoli Piceno
Con rescritto del 25 aprile 1842, il pontefice Gregorio XVI autorizzò l'istituzione della Cassa di Risparmio di Ascoli e ne approvò il regolamento-statuto, analogo a tutti quelli delle altre casse dei domini pontifici. Il regolamento fu sottoscritto da centocinque soci fondatori (tra cui sei donne) che si impegnarono a versare ciascuno un'azione da dieci scudi romani, a eccezione di mons. Gregorio Zelli Jacobuzzi, vescovo di Ascoli, che acquistò due azioni. Nel primissimo periodo di attività, la Cassa fu accolta favorevolmente dalla popolazione, tanto che nei primi tre anni furono aperti quasi settecento libretti. I depositi furono effettuati da cittadini di ogni ceto sociale: artigiani, impiegati, proprietari terrieri, contadini, ecclesiastici, inservienti e soprattutto piccoli industriali, operanti nel campo dell'allevamento dei bachi e nell'industria molitoria. Il primo statuto stabilì che i capitali fossero utilizzati soprattutto in fondi pubblici, mentre quello del 1894 determinò che potessero essere impiegati anche in mutui ipotecari, mutui chirografari a corpi morali, acquisto di titoli, operazioni di credito agrario e aiuti alle associazioni di pubblica utilità. Fino al 1870 l'Istituto risentì negativamente delle diverse crisi politiche, economiche e sociali che si abbatterono sulla zona ma, con la ripresa economica, riuscì ad aprire la sua prima filiale a San Benedetto del Tronto il 5 luglio 1874 a cui seguirono, all'inizio del '900, le filiali di Grottammare e Acquasanta Terme. A partire dal 1883 la Cassa cominciò a gestire le erogazioni benefiche in maniera più organica, destinando il 20% degli utili netti a opere filantropiche e di pubblica utilità. Particolarmente sostanziose furono le donazioni a favore della Cattedra ambulante di agricoltura, che aveva lo scopo di portare a conoscenza delle popolazioni rurali, attraverso corsi e conferenze, nozioni pratiche di agricoltura e igiene. A partire dal 1901, la Cassa cominciò ad assegnare a tali scopi addirittura il 50% degli utili. Di fronte al continuo aumento delle malattie infettive e alla disastrosa situazione abitativa, nel 1911 l'Istituto versò un contributo a fondo perduto di L. 250.000 per la costruzione di un nuovo sistema fognario. Tra il 1927 e il 1941 l'Istituto assorbì le Casse di Risparmio di Offida e Amandola, i Monti di credito su pegno di Ascoli e Offida e la Banca di San Benedetto del Tronto. Col passare degli anni la Cassa si impegnò soprattutto nel campo creditizio: ne usufruirono, oltre a quello agrario, i settori industriale, commerciale, artigiano, alberghiero e peschereccio. E' del 1972, inoltre, la nomina a "Banca agente in cambi", con il conseguente inserimento della Cassa in ambito estero. Nel 1994 diventa una controllata da Cariplo e poi da Casse del Centro SpA, società costituita da Banca Intesa nel 1999. Nel settembre 2012 avviene l'acquisizione da parte della Banca dell'Adriatico, anch'essa controllata da Intesa Sanpaolo, che il 15 aprile 2013 si fonde per incorporazione in Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, mantenendo la denominazione di Banca dell'Adriatico, con sede legale e direzione generale ad Ascoli Piceno. Il 16 maggio 2016 confluisce per incorporazione in Intesa Sanpaolo.
bibliografia
- Cassa di Risparmio di Ascoli, La Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno nel suo primo secolo di vita, Ascoli Piceno, Soc. Tipolitografica Editrice, [1942];
- Carlo Paci (a cura di), La Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno compie 150 anni. Centocinquant'anni tra storia e società. 1842-1992, Ascoli Piceno, Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, 1992;
- Giannino Gagliardi, Ascoli e la Cassa di Risparmio dal 1842 al 2000, Ascoli Piceno, Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, 2000.