Le fonti ad oggi a disposizione non hanno consentito di individuare una data precisa in merito alla costituzione della Cassa Rurale di Pievebovigliana-Fiordimonte. Studi sulle casse rurali marchigiane la collocano tra quelle aventi una matrice cattolica e dunque come istituto che affiancò alla funzione creditizia, a supporto dell'agricoltura, una funzione moralizzatrice e di assistenza sociale alla popolazione locale. Nello statuto del 1927 si legge infatti che «la società segue i principi e il metodo della cooperazione sociale cristiana, facilitando e promuovendo le iniziative associate e individuali dei soci; mira anche a funzionare da centro organico della vita sociale dei comuni di Pievebovigliana (sede sociale) e Fiordimonte» (art. 4); inoltre vi potevano aderire solo persone in grado di offrire «garanzia di onestà e moralità individuali [e] che siano ossequienti alla religione cattolica e alle istituzioni nazionali» (art. 5). La Cassa Rurale, il cui andamento si era sempre caratterizzato come altalenante, entrò in sofferenza in seguito alla crisi economico-finanziaria dell'inizio degli anni '30. Su invito del Ministero delle Finanze, il 23 agosto 1931 la Cassa Rurale propose alla Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata di essere fusa per incorporazione in essa. L'operazione fu autorizzata con decreto del ministro per l'Agricoltura e le Foreste di concerto con il ministro delle Finanze del 14 aprile 1932. La Cassa di Risparmio assumeva attività e passività della Cassa Rurale come da bilancio del 31 dicembre 1931, esonerando i soci e il Consiglio di Amministrazione da qualunque responsabilità passata e futura; inoltre, si impegnava a versare annualmente una somma di lire 100 per opere di beneficenza locale.