Monte Nuovo di Pietà di Brescia
Lombardia, Brescia
La costituzione del Monte Nuovo di Brescia venne decisa dal Consiglio Generale della città il 19 maggio 1553, al fine di avere un ente che, operando ad un livello finanziario più alto rispetto al già esistente Monte di Pietà della città, rispondesse alle necessità di un'economia urbana in rapido sviluppo. Trascorsero diversi anni per l'attuazione del progetto. Una prima stesura dei capitoli statutari fu approvata dal Consiglio Generale nel 1566, ma fu solo con la bolla Reformatio contractuum de annuis censibus di Pio V (1569), con la quale si regolamentava l'uso del censo, che si procedette all'erezione del Monte; il percorso della sua costruzione fu tuttavia rallentato dall'influenza dell'arcivescovo Carlo Borromeo sulle diocesi della provincia ecclesiastica, in quanto impose l'illiceità per i Monti di remunerare i depositi e richiedere interessi sulle anticipazioni di denaro. Si giunse così a una nuova stesura dei capitoli solo nel 1586. La sua approvazione da parte del Consiglio Generale cittadino il 19 dicembre di quell'anno confermò, rispetto alla prima stesura, la remunerazione dei depositi garantiti da beni della città al 5% e l'erogazione di prestiti contro pegni al 7%, mentre rafforzò la sorveglianza sulla gestione dell'Istituto con un Consiglio composto da 9 conservatori. La rapida approvazione dogale permise al Monte di essere operativo dal 1° gennaio 1587. Fino al maggio 1597 il Monte Nuovo condivise con il Monte di Pietà l'organo di gestione, il "Consiglio dei conservatoriˮ, mantenendo però distinti il personale e la contabilità. La separazione istituzionale fu accompagnata anche dal trasferimento in una nuova sede del Monte Nuovo, nella parte meridionale di nuova costruzione dell'edificio centrale di Piazza della Loggia. Nel corso del '600 il Monte Nuovo sostenne con prestiti straordinari sia le spese militari della Repubblica veneta sia gli approvvigionamenti che la città necessitava in fasi di generalizzata carenza produttiva, oltre ai già cospicui stanziamenti a favore degli istituti caritativi. Ai problemi di indebimento-morosità o non pagamento degli interessi dei prestiti di questi sforzi finanziari, si aggiunsero anche casi di malagestione e corruzione dovuta all'ampia discrezionalità riconosciuta per statuto ai "conservatoriˮ del Monte nell'accertare i depositi e nel reinvestirli. Nonostante l'intervento della Serenissima per porre rimedio alle disfunzioni amministrative e riformare i capitoli statutari già dagli anni Trenta del '600, il risanamento dell'Istituto fu difficoltoso e segnato anche dalla resistenza del ceto dirigente locale ad affrontare la questione del reintegro del capitale. L'attività crebbe in modo sostanziale dalla metà del '700 con il Monte che assunse un ruolo importante a sostegno dell'economia urbana, specie con misure temporanee in funzione anti-ciclica. Con la caduta della Repubblica veneziana (1797) e il passaggio sotto la dominazione napoleonica, il Monte subì imposizioni e prestiti coatti con conseguenze negative sulla sua attività, che fu ripristinata nel 1804 nel quadro di una generale ristrutturazione del sistema assistenziale. Con l'annessione all'Impero austriaco, l'attività del Monte ritornò ad essere rivolta alla tradizionale funzione di prestito su pegno. Il 25 febbraio 1922 la Congregazione di Carità cittadina approvò il progetto di fusione del Monte di Pietà con quello Nuovo e la costituzione dei Monti Riuniti di Pietà di Brescia; seguirono successive delibere della Congregazione relative allo statuto del nuovo ente, in considerazione delle proposte del Consiglio Comunale. L'operazione fu approvata con regio decreto 3 aprile 1924, n. 899.
bibliografia
- Daniele Montanari, Roberto Navarrini (a cura di), Per il quinto centenario del Monte di Pietà di Brescia (1489-1989), Travagliato, Officina Grafica Artigiana, 1989;
- Daniele Montanari, Il credito e la carità. Vol. I. Monti di Pietà delle città lombarde in Età Moderna, Milano, Vita e Pensiero, 2001;
- Mario Taccolini, Giovanni Gregorini, Banco di Brescia. Vent'anni nel futuro. Uomini e istituzioni del sistema creditizio bresciano da Banca Credito Agrario Bresciano e Banca San Paolo a UBI Banca, Brescia, Editrice Morcelliana, 2019;
- Paola Chiapponi, Il recupero del patrimonio archivistico dei Monti Riuniti di Credito su Pegno di Brescia, in «Storia in Lombardia», a. XLIII, n. 1, 2023, pp. 103-107.
fonti
Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Monti Riuniti di Credito su Pegno di Brescia.