Cassa di Risparmio di Apiro
Marche, Apiro (MC)
La Cassa di Risparmio di Apiro fu costituita per iniziativa di tre sacerdoti, il vicario foraneo Don Nicola Mazialetti, Don Filippo dei Conti Mattei e Don Giacomo Fossa e autorizzata con rescritto pontificio di Pio IX del 1° marzo 1848. Il capitale iniziale era di scudi 800, risultante da 80 azioni di scudi 10 cadauna, sottoscritte in prevalenza da cittadini di Apiro e da più di un terzo da sacerdoti. Per statuto, fu posta «in reciproca corrispondenza» con il «Sacro Monte di Pietà, affinché per tal modo s'impediscano il più che si può le usure, e gli indigenti possano nè loro bisogni ricevere o dalla Cassa di Risparmio con la fidejussione, o dal Sacro Monte con il pegno, il necessario soccorso». Operativa dal 1849, per molti anni la sua attività si caratterizzò per piccole cifre, con un andamento influenzato da quello dell'economia locale, a vocazione agricola. Pur nella limitatezza degli utili, non mancarono erogazioni in opere di beneficenza e di pubblico servizio. Nel 1867 venne acquistata la casa Mariotti per farne la sede. Con regio decreto 22 febbraio 1891, n. 83, il Consiglio di Amministrazione venne sciolto e la Cassa di Risparmio gestita temporaneamente da un commissario governativo. Un nuovo statuto fu approvato nel 1892. Nei primi anni del nuovo secolo l'attività crebbe lentamente ma costantemente, e comunque sempre legata al corso dell'economia del territorio e dell'emigrazione della popolazione locale. Dal 1° gennaio 1908 entrò in vigore un nuovo statuto. Superate le difficoltà del primo conflitto mondiale e della ripresa postbellica, nel 1921 furono aperte due agenzie, a Frontale e a Poggio San Vicino, sia per prevenire l'espansione di altri istituti di credito sia in risposta alle richieste degli abitanti. Dal 1922, con la crisi del commercio del bestiame e della produzione agricola, iniziò una fase di stasi nei depositi, poi aggravata dai ritiri dovuti all'esodo di numerosi contadini per i paesi transoceanici e dall'aumento di richieste di sovvenzione per sopperire alle necessità della vita quotidiana. Nonostante lievi miglioramenti tra il 1924 e il 1925, subì le conseguenze della politica deflazionistica del governo e di una nuova congiuntura negativa dell'economia locale. In seguito alle disposizioni governative di accorpamento delle casse di risparmio minori in casse di risparmio circonvicine di dimensioni maggiori (regio decreto legge 10 febbraio 1926, n. 26, convertito in legge 29 dicembre 1927, n. 2586), venne incorporata nella Cassa di Risparmio di Macerata per regio decreto 12 agosto 1927, n. 1727 (in vigore dal 13 ottobre 1927). I fondi patrimoniali dell'Istituto apirano furono devoluti a quello maceratese, di cui una parte (pari a lire 8.52228,62) da destinare in beneficenza all'asilo di infanzia dell'ospedale civico ed alla Congregazione di Carità di Apiro.
bibliografia
- Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia. Parte supplementare, vol. I, anno 1891, Roma, Stamperia Reale, 1891, p. 176;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 83, 22 febbraio 1891;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 38, 31 gennaio 1892;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 140, 28 aprile 1907;
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 224, 28 settembre 1927, p. 3911;
- Associazione Bancaria Italiana, Annuario delle banche e banchieri d'Italia, a. III (1925-1926), Milano, Associazione Bancaria Italiana, p. 351;
- Bruno Capodaglio, La Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, s.l., s.e., 1954, p. 26;
- Associazione fra le casse di risparmio italiane, Le Casse di risparmio italiane nel secondo venticinquennale della loro associazione (1938-1962), Roma, Tipografia delle Terme, 1962, p. 255;
- Dante Cecchi, Cassa di Risparmio di Apiro, in idem, Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata nel CXXV anniversario della sua fondazione, [Macerata], 1969, pp. 275-290;
- Francesco Chiapparino, Credito, comunità e sviluppo. Ricerche di storia della banca locale nelle Marche in età contemporanea, Ancona, Affinità elettive, 2008.