Monte di Pietà di Firenze - Reale Azienda de' Presti

Toscana, Firenze

data di fondazione28.12.1495
data di fusione10.1947

Un primo tentativo di istituire un Monte di Pietà a Firenze si ebbe nel 1473, ad opera dei due francescani Fortunato Coppoli e Giacomo da Cagli, ma gli ottimi rapporti tra la famiglia Medici e la comunità ebraica, che praticava il prestito a usura attraverso la gestione di quattro banchi, resero vano lo sforzo compiuto dai due frati. Cacciati nel 1494 i Medici dalla città, si creò così un clima favorevole alla costituzione del Monte, grazie soprattutto alle iniziative di Bernardino da Feltre e del domenicano Girolamo Savonarola. Nello stesso anno venne inoltre pubblicata a Firenze l'opera di fra Marco da Montegallo "La Tabula della Salute", in cui venivano messi in rilievo gli enormi guadagni dell'attività usuraria: questa pubblicazione contribuì ad indignare gran parte della popolazione fiorentina, così che il 28 dicembre 1495 il Consiglio Maggiore della città approvò la costituzione del Monte di Pietà e decise il licenziamento dei prestatori ebrei. Il Monte iniziò la propria attività il 2 agosto 1496 in una casa d'Oltrarno, dopo che il Consiglio degli Ottanta il 18 aprile 1496 ed il Consiglio Maggiore tre giorni dopo, ne disciplinarono le funzioni amministrative con l'approvazione degli statuti. L'Istituto ottenne immediatamente il sostegno della popolazione: cominciarono infatti ad arrivare numerosi lasciti in suo favore, e con essi aumentarono i prestiti concessi per numero ed importi. Ben presto quindi la sola casa d'Oltrarno non fu più sufficiente a contenere i pegni e vennero così acquisiti due nuovi immobili. Con il ritorno dei Medici a Firenze furono aperti altri banchi di prestito su pegno, ma - cacciata nuovamente la famiglia dalla città nel 1527 -  il Monte fu chiamato a sostenere economicamente la ricostituita Repubblica, costretta a difendersi dagli attacchi congiunti delle armate imperiali e papali. A seguito della restaurazione medicea, con provvedimento del 10 giugno 1533, il Monte acquisì un carattere più bancario, dal momento che fu autorizzato a prendere denaro in prestito. I Medici continuarono ad esercitare negli anni la loro influenza sul Monte, portandolo a svolgere un ruolo economico sempre più importante. Ingenti prestiti mai recuperati, o solo in minima parte, furono concessi a diversi sovrani stranieri e grandi mercanti italiani. La carestia di grano e la peste del 1630 fecero il resto, contribuendo al definitivo affossamento dell'Istituto. Furono i nuovi granduchi di Toscana, gli Asburgo Lorena, ad ordinare che il Monte tornasse alla sua attività primaria del prestito su pegno: nel 1782, sulle ceneri del vecchio Monte, sorse così la Reale Azienda de' Presti ed Arruoti (banchi, questi ultimi, con la funzione di accettare pegni nei giorni e nelle ore di chiusura dei Presti). Al nuovo Istituto fu assegnato un fondo di dotazione pari a 200.000 scudi, mentre il patrimonio del soppresso Monte di Pietà fu consegnato all'Ufficio del Bigallo per il mantenimento delle ragazze povere non in grado di sposarsi per mancanza di dote. Con il ritorno degli Asburgo Lorena dopo la parentesi napoleonica, l'Azienda dovette nuovamente fare i conti con una fortissima carenza di liquidità. Classificata fra i Monti di Pietà di prima categoria, dal 1° luglio 1935 la Reale Azienda de' Presti, conservando la propria personalità giuridica, venne raggruppata amministrativamente con la Cassa di Risparmio di Firenze. Solo nell'ottobre 1947, dopo aver raggiunto nel 1940 il pareggio dei conti, l'Istituto venne assorbito dalla Cassa fiorentina, portando in dote le sue tre agenzie di via Orsini, di via Monalda e di via Palazzuolo.

relazioni

ente conservatore

bibliografia

- Associazione Nazionale fra le Casse di Risparmio Italiane, Le Casse di Risparmio Italiane nel Venticinquennale della loro Associazione (1912-1937), Roma, Tipografia delle Terme, 1937, pp. 553-555;
- Vittorino Meneghin, Bernardino da Feltre e i Monti di pietà, Vicenza, LIEF Edizioni, 1974, pp. 137-192;
- Maria Giuseppina Muzzarelli, Il denaro e la salvezza. L'invenzione dei Monti di Pietà, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 29-37;
- Giovanni Pallanti, 1829 e dintorni. La fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze. Storia e personaggi, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2009, pp. 25-40.

fonti

- Roberto Baglioni, Archivio storico. Raccolta, in volumi rilegati, dei documenti del fondo storico, Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, 2010.

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