Monte di Credito su Pegno di San Felice sul Panaro

Emilia Romagna, San Felice sul Panaro

data di fondazione1585
data di fusione1973

La delibera comunale per la costituzione di un Monte di Pietà a San Felice sul Panaro risale al 1560, ma l'Istituto cominciò a funzionare regolarmente solo nel 1585, quando ottenne dal duca di Modena l'approvazione dei capitoli. Diversamente da quanto accadde in altre città, l'apertura del Monte non comportò la simultanea chiusura dei banchi di prestito ebraici. Il fondo iniziale fu costituito da tutti i "caposoldi" raccolti nel corso dell'anno; successivamente l'Istituto potè godere delle entrate derivanti dalle multe inflitte ai bestemmiatori, dall'usufrutto delle fosse del castello, dalle elemosine raccolte durante le quattro principali festività religiose: Pasqua, Natività della Vergine Maria, Ognissanti, Natale. Alla direzione del Monte venne preposta una Congregazione composta da: "il Signore Podestà, monsignore Arciprete e il Reverendo Padre Guardiano di San Bernardino, il signor medico e il magnifico Massaro del Comune, i Signori Provveditori, il magnifico Sindico". L'effettiva amministrazione, però, era affidata a due conservatori che, insieme al massaro, venivano eletti ogni anno nel giorno dell'Epifania. Il Monte poteva concedere prestiti per somme che non dovevano superare i due terzi del valore degli oggetti in oro, argento o altri materiali preziosi dati in pegno, e la metà del valore in caso di beni non preziosi. Erano inoltre escluse dal prestito le "persone di malavita [...] come giuocatori, bestemmiatori, lussuriosi et a donne similmente di cattiva vita, opinione et fama". Nel 1623 il massaro allora in carica fuggì da San Felice con tutti i beni del Monte, causandone la momentanea chiusura: il duca di Modena, avvertito dell'episodio, intervenne per reintegrare almeno in parte le finanze dell'Istituto e, poichè il colpevole non venne più rintracciato, il fratello e lo zio del massaro fuggiasco furono costretti a risarcire il Monte; riaperto nel 1631, l'anno successivo fu vittima di un altro furto perpetrato dal nuovo massaro. Nel 1744 il persistere di disordini nella gestione del Monte portò all'approvazione di un nuovo regolamento, che definiva in modo dettagliato tutte le operazioni degli amministratori ed introduceva nuove norme per la tenuta dei registri contabili. Nel 1973 l'Istituto, divenuto nel frattempo Monte di Credito su Pegno, venne incorporato nella Cassa di Risparmio di Mirandola.

relazioni

ente conservatore

bibliografia

- Associazione Bancaria Italiana, Annuario delle aziende di credito e finanziarie, 1972-1973, Roma, 1973, p. 522;
- Vittorino Meneghin, I Monti di Pietà in Italia dal 1462 al 1562, Vicenza, L.I.E.F. Edizioni, 1986, p. 114.
- Marida Corbo, Il Monte di pietà di San Felice sul Panaro, in Mauro Carboni, Maria Giuseppina Muzzarelli e Vera Zamagni (a cura di), Sacri recinti del credito. Sedi e storie dei Monti di pietà in Emilia-Romagna, Venezia, Marsilio Editori, 2005, pp. 169-172.

fonti

- Roberto Baglioni, Archivio storico. Raccolta, in volumi rilegati, dei documenti del fondo storico, Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, 2010.

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