Banca del Monte di Parma
Emilia Romagna, Parma
Il Sacro Monte della Pietà di Parma venne costituito con rescritto a firma di Gian Galeazzo Maria Sforza il 18 gennaio 1488, mentre l'approvazione della Chiesa giunse con la bolla del 17 maggio successivo emanata da papa Innocenzo VIII. In quegli anni la città usciva da un duro periodo di occupazioni militari, guerre civili, pestilenze e carestie, che avevano messo a dura prova l'intera popolazione, insieme alla massiccia presenza di ebrei, che praticavano il prestito a usura, con tassi che arrivavano addirittura al 40-50%. Giunto per la prima volta in città nell'ottobre 1485, il predicatore Bernardino da Feltre vi trovò quindi un terreno fertile per i suoi sermoni, che incoraggiavano l'impianto di un'attività bancaria di ispirazione cristiana e locale al fine di allontanarsi dagli usurai di religione ebraica. Gli statuti stabilivano che la Congregazione destinata a gestire il Monte fosse composta da tredici membri, quattro ecclesiastici e nove laici e la prima sede dell'Istituto fu una casa di proprietà del cassiere Baldassarre Nironi. I primi anni di attività del Monte furono piuttosto soddisfacenti tanto che, a causa dell'aumento delle operazioni di prestito, il 1° aprile 1492 venne aperto un secondo banco presso una casa di proprietà di Antonio Bernieri, mentre un terzo venne aperto nel 1502. Tra il 1550 e i primi decenni del nuovo secolo Parma conobbe un periodo di relativa prosperità e gli effetti si fecero sentire immediatamente sulla domanda di prestiti su pegno: diminuirono infatti quelli al consumo e aumentarono quelli alla produzione, mentre i depositi cominciarono a essere anche remunerati, con un tasso d'interesse pari al 5%. Sul finire del '700 alcuni non meglio chiariti episodi di cattiva gestione minarono la struttura finanziaria del Monte, ma - grazie alla decisa azione del presidente Bernardo Sacco - l'Istituto ritrovò la sua tradizionale efficienza e solidità agli inizi del secolo successivo. A seguito dei decreti 5 settembre e 21 dicembre 1807 emanati dal governo napoleonico, il Monte di Parma fu assoggettato al controllo della Congregazione di Carità, a sua volta alle dipendenze del Ministero dell'Interno francese. Il Monte, riclassificato come istituto di beneficenza, perse così le sue caratteristiche di istituto di credito. Con l'insediamento di Maria Luigia d'Asburgo, la gestione dell'Istituto fu affidata al podestà. Con lo statuto del 1883, il primo emanato dal re d'Italia, la gestione del Monte venne affidata per la prima volta a membri elettivi, cinque dei quali eletti dal Comune e due dalla Provincia, mentre con quello del 1913 venne aperta la sezione credito. Nel corso degli anni '30 l'Istituto modificò la propria ragione sociale in Monte di credito su pegno, mentre la sezione credito assunse il nome di Banca del Monte. Negli anni '50 iniziò l'opera di penetrazione in provincia attraverso l'apertura di alcune agenzie. Successivamente l'Istituto assunse la denominazione di Banca del Monte di Parma - Monte di credito su pegno, avente come oggetto "la raccolta del risparmio fra il pubblico e l'esercizio del credito", nonché "il fine di stimolare lo spirito di previdenza raccogliendo i risparmi e di contribuire allo sviluppo economico e sociale delle aree comprese nella propria zona di competenza operativa". Nel 1978 si procedette all'acquisto di Palazzo Sanvitale che, dopo un'attenta opera di restauro, divenne la nuova sede centrale dell'Istituto. Il 26 luglio 2011 il pacchetto di maggioranza delle azioni della Banca del Monte passa al gruppo bancario Intesa Sanpaolo e, nel mese di febbraio del 2012, Banca Monte Parma viene incorporata nella struttura Banca dei Territori. L'incorporazione definitiva in Intesa Sanpaolo risale al 20 luglio 2015, assieme alla Banca di Trento e Bolzano.
relazioni
ente conservatore
bibliografia
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