Cassa di Risparmio di Piedimonte d'Alife

Campania, Piedimonte Matese

data di fondazione09.02.1868
data di fusione1929

La Cassa di Risparmio di Piedimonte d'Alife venne costituita con regio decreto 9 febbraio 1868, su iniziativa del Consiglio comunale e dell'Amministrazione provinciale. Il fondo di dotazione iniziale ammontava a 2.550 lire, originariamente destinate a un Monte pecuniario, poi mai costituito, ideato per aiutare economicamente la popolazione locale colpita dall'alluvione del 1857. La Cassa iniziò le proprie operazioni il 14 marzo 1868, nel giorno del compleanno del re Vittorio Emanuele II; Nicola Ventriglia, sindaco e presidente della Congregazione di carità, fu nominato presidente del Consiglio di Amministrazione. Fino al 1890 l'Istituto, unito al locale Monte dei pegni, venne gestito dalla Congregazione di Carità, poi, a seguito della legge n. 5546 del 1888 sull'ordinamento delle casse di risparmio, divenne autonomo e posto sotto la tutela del Consiglio comunale. Tra gli impieghi consentiti dallo statuto originario figuravano i prestiti su depositi di titoli di Stato o fondiari e l'acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato; lo statuto del 1896 consentì anche i prestiti e i mutui ipotecari e chirografari, le anticipazioni su titoli di Stato e su pegno di prodotti agricoli. Nel corso degli anni la Cassa di Risparmio contribuì costantemente allo sviluppo dell'agricoltura locale: concesse agli agricoltori sovvenzioni gratuite, fino a 100 lire, per l'acquisto di attrezzi da lavoro; elargì sussidi agli studenti poveri della locale Regia Scuola Pratica di Agricoltura; concorse alle spese di istituzione e mantenimento della Cattedra Ambulante di Agricoltura; concesse al Comizio Agrario della città premi in denaro da distribuirsi ai migliori agricoltori locali. A partire dal 1880 la Cassa erogò costanti, seppur modeste, somme di denaro a scopo benefico: da ricordare il versamento di 4.640 lire in premi da 10, 5 e 3 lire, sotto forma di libretti di risparmio, ai migliori alunni delle scuole comunali, e circa 1.500 lire in premi ai più assidui depositanti appartenenti alla classe operaia. Attiva in una zona economicamente depressa e con un tasso di emigrazione piuttosto elevato, che ridusse la popolazione ad appena 6.000 abitanti, la Cassa rimase sempre un istituto di modeste dimensioni che la portarono, nel 1929, all'assorbimento da parte della Cassa di Risparmio del Banco di Napoli.

relazioni

ente conservatore

bibliografia

- Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio, Le Casse ordinarie di Risparmio in Italia dal 1822 al 1904. Notizie storiche presentate all'Esposizione di Milano del 1906, Roma, Tipografia Nazionale di Giovanni Bertero e C., 1906, pp. 566-568;
- Luigi De Rosa, Storia del Banco di Napoli, volume IV, Il Banco di Napoli tra fascismo e guerra (1926-1943), Napoli, Banco di Napoli, 2005, pp. 91-99.

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