Banco Ambrosiano
Lombardia, Milano
Il Banco Ambrosiano fu costituito nel 1896 su iniziativa dell'avvocato bresciano Giuseppe Tovini, già fondatore otto anni prima del Banco San Paolo di Brescia, perché agisse da istituto regionale di coordinamento delle banche confessionali, impegnato nel sostegno delle numerose iniziative e "opere" cattoliche disseminate sul territorio lombardo. Alla morte di Tovini, nel 1897, l'Istituto assunse una fisionomia operativa assai prossima a quella della società di credito ordinario, conservando tuttavia una forte impronta cattolica, i cui tratti più significativi furono la destinazione in beneficenza di una quota degli utili e lo sviluppo di un solido legame con gli enti ecclesiastici. Costituito con un capitale di un milione di lire, il Banco Ambrosiano crebbe gradualmente fino agli anni '30, tanto in termini patrimoniali quanto territoriali: alla fine del decennio, infatti, l'Istituto contava 60 milioni di capitale e venti filiali, di cui otto situate fuori dalla Lombardia (Torino, Alessandria, Genova, Piacenza, Novara, Venezia, Bologna e Roma). Lo sviluppo più consistente del Banco, però, avvenne nel secondo cinquantennio di vita, quando giunse a qualificarsi come uno dei più importanti istituti di credito privati in un panorama nazionale dominato dalla proprietà pubblica. Questo risultato fu raggiunto grazie all'abilità di cui i suoi amministratori diedero prova, riuscendo a cogliere le occasioni di crescita offerte dal rapido sviluppo di una delle regioni più dinamiche e internazionalizzate del Paese. La crescita, oltre ad un'espansione contenuta della rete territoriale (del 1977 le incorporazioni della Banca Mobiliare Piemontese e del Banco di Imperia), consistette soprattutto in un aumento della capacità operativa, realizzato grazie allo sviluppo del lavoro con l'estero e all'acquisizione di importanti partecipazioni bancarie, finanziarie e assicurative. Il 6 agosto 1982, dopo il crack finanziario dovuto alla gestione dell'ultimo presidente del Banco Roberto Calvi, nacque il Nuovo Banco Ambrosiano.
personalità di rilievo
Giuseppe Tovini
(Cividate Camuno, 14 marzo 1841 - Brescia, 16 gennaio 1897)
Giuseppe Tovini nasce nel 1841 a Cividate Camuno (Brescia) da una modesta famiglia. Laureatosi in legge a Pavia, nel 1867 si trasferisce a Brescia per lavorare presso lo studio dell'avvocato Giordano Corbolani, suo futuro suocero. Nella Brescia zanardiellana diviene il primo consigliere comunale cattolico, appartenendo alla componente 'intransigente' del movimento cattolico italiano. Membro del Comitato permanente dell'Opera dei Congressi, ne presiede la terza sezione, che si occupa di istruzione ed educazione, settori che attirano da sempre l'interesse di Tovini. Dal 1871 al 1874 è sindaco di Cividate Camuno: durante il suo mandato realizza importanti opere pubbliche. E' tra i promotori della fondazione della Banca della Valle Camonica (1872) e nel 1888 fonda la Banca San Paolo di Brescia; il suo modello creditizio trova il giusto completamento nel 1896 con la costituzione a Milano del Banco Ambrosiano. Lo troviamo tra i fondatori del quotidiano cattolico Il cittadino di Brescia, pubblicato dal 1878. Il 16 gennaio 1897 muore prematuramente a Brescia; il 20 settembre 1998 viene proclamato Beato da Giovanni Paolo II.
personalità di rilievo
Franco Ratti di Desio
(Mandello Lario, 20 agosto 1894 - Milano, 27 dicembre 1952)
Franco Ratti di Desio nasce da Fermo Carlo Luigi - fratello maggiore di Achille Ratti, il futuro Pio XI - e da Ernesta Caminada, figlia di Martino e Maria Oldani di professione mediatori di seta'. Partecipa alla guerra 1915-1918 in qualità di ufficiale di cavalleria nel 12° Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo; viene decorato con la Croce al Valor Militare. Conseguita la laurea al Politecnico di Milano in Ingegneria, soggiorna per qualche tempo all'estero, in Germania, Polonia, Francia e Inghilterra a scopo di studio, visitando diverse aziende; la sua carriera professionale prende avvio nel giugno del 1921 presso la Franchi-Gregorini di Brescia e l'associata Metallurgica Bresciana ex Tempini, dove dirige i lavori di costruzione degli impianti idroelettrici del Barbellino in Val Seriana e dell'Allione in Val Camonica. Nel 1929 viene chiamato dallo zio paterno, il papa Pio XI, presso il Governatorato della Città del Vaticano, dove progetta e dirige la costruzione di tutti gli impianti elettrici, idraulici e termici e nominato membro della Commissione per i Lavori Pubblici e Delegato speciale per gli impianti tecnici, assumendo poi la carica di presidente del Consiglio Centrale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e di presidente della Consulta Tecnica.
E' iscritto al Collegio degli Ingegneri di Milano e dal 29 ottobre 1932 al Partito Nazionale Fascista. Sposa il 15 ottobre 1934 Angela Maria Crispi.
Dal 1945 al 1953 è commissario straordinario della Dalmine, e ricopre vari incarichi all'estero, intrattenendo rapporti con organizzazioni tecniche industriali in Europa e negli Stati Uniti d'America. Nel 1935 entra nel Consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano, dove nel 1945 viene eletto presidente, carica che mantiene fino alla sua morte improvvisa il 27 dicembre 1952.
personalità di rilievo
Tommaso Fulco Gallarati Scotti
(Milano, 18 novembre 1878 - Bellagio, Como, 1 giugno 1966)
Tommaso Fulco Gallarati Scotti, cattolico liberale, letterato, storico e politico, nasce a Milano da famiglia patrizia possidente, figlio del duca Giancarlo Gallarati Scotti, principe di Molfetta, e della duchessa Luisa Melzi d'Eril. Suo catechista è il giovane prete Achille Ratti, il futuro Pio XI, col quale instaura un legame che proseguirà negli anni. Frequenta gli studi medi a Milano e il 10 luglio 1901 si laurea in giurisprudenza a Genova, dove entra in amicizia con il barnabita Giovanni Semeria, che lo avvia alla lettura e alla conoscenza diretta di alcuni tra i personaggi più importanti della cultura cattolica (tra cui in particolare Friedrich von Huge), promotori di un rinnovamento degli studi biblici, della teologia e della storia ecclesiastica secondo il moderno metodo critico. Fin dalla giovinezza è aperto alle idee democratiche e ai problemi sociali, attento in particolare alle condizioni di lavoro degli emigrati italiani all'estero. Nel 1899 incontra Antonio Fogazzaro, figura fondamentale per la sua formazione letteraria e ideologica-religiosa. Fin dal 1901 viene inquadrato come un esponente del 'movimento liberale religioso' in Italia, accanto a monsignor Geremia Bonomelli (fondatore dell'Opera Bonomelli), Romolo Murri, Giovanni Semeria e lo stesso Fogazzaro. Nel 1904, dopo la svolta clerico-moderata seguita all'elezione di Pio X, Gallarati prende risolutamente posizione in favore dell'autonomia politica dei cattolici, avvicinandosi alle posizioni della Lega democratica nazionale nata dal movimento democratico cristiano murriano. Nel 1907 dà vita insieme a Alessandro Casati, Antonio Aiace Alfieri e Stefano Jacini alla rivista bimestrale Il Rinnovamento' (gennaio 1907-ottobre 1909), organo della corrente modernista.
Nel 1915 aderisce alle posizioni dell'interventismo democratico in accordo con quei cattolici interventisti che avvertivano nella partecipazione italiana alla guerra l'occasione di una conciliazione tra coscienza religiosa, unità nazionale e senso dello Stato. Finita la guerra, unisce un'intensa attività letteraria alla battaglia civile per la libertà e la democrazia.
Da subito la sua posizione è antifascista e antinazionalista; dal settembre 1922 trasferisce presso la sua dimora - a Milano, in via Manzoni 30 - la sede de «Il Convegno», rivista mensile di cultura varia, arti e illustrazioni, un periodico politico che diventa centro di libere opinioni, al quale collaborano i più bei nomi della letteratura italiana. Il foglio è costretto a chiudere nel 1929. Nel 1925 è tra i firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti. Dal 1923 è presidente del Circolo filologico di Milano, rendendolo un centro di cultura e di resistenza al fascismo, fino alla sua estromissione nel 1926; viene privato del passaporto e iscritto al casellario politico centrale come sovversivo e oppositore e sottoposto a stretta sorveglianza.
Dopo il 25 luglio 1943 ospita nel suo palazzo le prime riunioni del futuro CLN, al quale partecipa come esponente del Partito Liberale Italiano (dal quale si dimetterà nel 1960 per dissensi con la linea seguita da Giovanni Malagodi).
Dopo l'8 settembre 1943 è costretto a rifugiarsi in Svizzera, dove anima la Resistenza tenendo contatti con altri rifugiati (tra gli altri: Luigi Einaudi, Bortolo Belotti, Stefano Jacini, Cipriano Facchinetti, Giovanni Battista Boeri) e con i rappresentanti degli Alleati, ai quali suggerisce il nome di Raffaele Cadorna come capo militare della Resistenza.
Fin dall'estate 1944 (quando è ancora in Svizzera) viene nominato ambasciatore italiano in Spagna - su suggerimento di Visconti Venosta, sottosegretario del ministro Bonomi-, anche se potrà recarvisi fisicamente solo all'inizio del febbraio 1945, attraverso un fortunoso viaggio in aereo organizzato dagli Alleati.
Per il referendum del 2 giugno 1946, torna in Italia mettendosi lealmente a servizio della repubblica nonostante i suoi sentimenti monarchici e l'amicizia con Maria José; subito dopo rientra in Spagna, ma la sua missione termina con la risoluzione ONU del 9 dicembre 1946 che invita a ritirare i propri rappresentanti da Madrid. Infatti, anche se l'Italia non fa parte dell'ONU, il ministro degli Esteri Pietro Nenni richiama l'ambasciatore.Il 15 ottobre 1947 Carlo Sforza, ministro degli Esteri del governo De Gasperi, nomina Gallarati Scotti ambasciatore a Londra. Qui occorre mitigare il risentimento degli Inglesi irritati dalla guerra, proseguendo l'azione del predecessore incaricato Nicolò Carandini. L'obiettivo è quello di ottenere la revisione dei termini del trattato di pace del febbraio 1947. Dando alla sua missione a Londra una forte impronta culturale basata sui rapporti italo-inglesi del Risorgimento, contribuisce fortemente al ristabilimento dell'amicizia italo-inglese. Gallarati rimane a Londra fino al 19 dicembre, ricevendo pubblici riconoscimenti alla sua missione.
Tornato in Italia ricopre importanti incarichi di responsabilità nella vita economica e finanziaria, tra cui la presidenza del Banco Ambrosiano (1953-1965) e dell'Ente Fiera (1954-1958).Nel 1953 inizia una collaborazione sistematica alla terza pagina del Corriere della Sera e pur essendo in età avanzata continua a svolgere un'attività letteraria molto intensa.
Il suo ultimo impegno pubblico è la commemorazione del settimo centenario della nascita di Dante, tenuta al teatro alla Scala il 18 novembre 1965.
palazzi di pregio
Sede del Banco Ambrosiano
La storia edilizia della Sede del Banco Ambrosiano ha inizio con l'acquisto nel 1901 di Casa Andreossi, in via Clerici 2.
In seguito all'acquisto nel 1949 di Casa Thomas, nel 1952 si avviano i primi lavori di ampliamento del palazzo, terminati nel 1956. Il progetto viene affidato all'architetto Giovanni Greppi, mentre l'esecuzione dei lavori all'impresa IM.CO dell'ingegnere Bruno Sirtori.
Secondo il progetto, la facciata del fabbricato di via S. Dalmazio 6 viene demolita e ricostruita sul modello di via Clerici: il portone d'ingresso su quest'ultima via viene eliminato e la piazzetta S. Dalmazio cambia il proprio nome in Largo Bortolo Belotti. L'area dedicata agli uffici viene raddoppiata.
Tra il 1957 e il 1959 si attua un nuovo ampliamento con il prolungamento della facciata del palazzo in via S. Dalmazio, sempre su progetto dell'architetto Giovanni Greppi.
Successivamente all'acquisto nel 1960 di tutto lo stabile di proprietà del Comune di Milano di via S. Dalmazio 4 e di piazza Paolo Ferrari 10, vengono realizzati tra il 1962 e il febbraio 1966, su progetto dell'architetto Piero Portaluppi e dell'ingegnere Bruno Sirtori, nuovi lavori di ampliamento e nuove facciate sino in piazza Paolo Ferrari.
Sono attuati: un nuovo grande salone per il pubblico, il servizio di autobanca (drive-in) al piano sotterraneo e un'autorimessa con posteggio per i clienti al secondo sotterraneo; inoltre vengono creati nuovi uffici e migliorato il caveau, suddiviso in caveau-cassette e caveau-bauli.
bibliografia
- Banco Ambrosiano, Banco Ambrosiano. Cinque lustri di vita, 1896-1921, Milano, Tipografia Carlo Sironi, 1921;
- Banco Ambrosiano, Cinquant'anni di vita del Banco Ambrosiano, 1896-1946, Milano, Colombi, 1946;
- Orio Giacchi, Il Banco Ambrosiano nella storia sociale e bancaria italiana dalla fondazione ad oggi. 1896-1956, Milano, Pirola, 1956;
- Banco Ambrosiano, Il Banco Ambrosiano nel sessantesimo della fondazione. 1896-1956, Milano, Electa, 1957;
- Banco Ambrosiano, Il Banco Ambrosiano nel LXX di fondazione, Milano, Tipografia U. Allegretti di Campi, 1967;
- Mario Taccolini e Pietro Cafaro, Il Banco Ambrosiano. Una banca cattolica negli anni dell'ascesa economica lombarda, Roma-Bari, Laterza, 1996;
- Carlo Bellavite Pellegrini, Storia del Banco Ambrosiano. Fondazione, ascesa e dissesto, 1896-1982, Roma-Bari, Laterza, 2001;
Antonio Cistellini, G.B. Montini (prefazione di), Giuseppe Tovini, Brescia, Editrice La Scuola, 1954;
- Francesca Pino (a cura di), L'Archivio Storico di Banca Intesa. Per una storia al plurale, Milano, Banca Intesa-Silvana Editoriale, 2004;
- Pier Domenico Gallo, Intesa Sanpaolo: c'era una volta un "fantasma inesistente". Dal Nuovo Banco Ambrosiano, venticinque anni fa nasceva la prima banca italiana. Storie, retroscena, rivelazioni e protagonisti di ieri e di oggi, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007;
- Francesca Pino, Paola Chiapponi (a cura di), Tommaso Gallarati Scotti e la Presidenza del Banco Ambrosiano, Monografia dell'Archivio storico n. 5, Milano, Intesa Sanpaolo, 2013;
- Francesca Pino, Paola Chiapponi (a cura di), Tommaso Gallarati Scotti e la città di Milano 1945-1966, Milano, Cisalpino, 2014 ;
- Paola Chiapponi (a cura di), Franco Ratti di Desio Presidente Banco Ambrosiano, in: "Banche e banchieri per la ricostruzione", Bancaria editrice, Roma, 2015, pp. 171-177;
- Francesca Pino, Alessandro Mignone (a cura di), Memorie di valore : guida ai patrimoni dell'Archivio storico di Intesa, Milano, Hoepli- Intesa Sanpaolo, 2016.