Banca Commerciale Italiana
Lombardia, Milano
La Banca Commerciale Italiana fu fondata nel 1894 da un pool di banche tedesche, austriache e svizzere. Fu gestita dai suoi primi direttori, Otto Joel e Federico Weil, secondo il modello della "banca universale" diffuso in Germania che prevedeva, accanto alla raccolta dei depositi, l'erogazione del credito a medio e lungo termine e l'emissione di titoli industriali in borsa. Fin dai primi anni la Banca attuò una politica di espansione territoriale su tutto il territorio nazionale partendo dai grandi centri e, allo stesso tempo, estese le sue operazioni al mercato internazionale attraverso una rete di filiali e banche partecipate, soprattutto in America latina e nell'Europa centro-orientale, che le conferirono il primato tra le banche italiane all'estero. La grande crisi del 1929 colpì anche la Banca Commerciale Italiana, il cui capitale era in gran parte immobilizzato dal credito alla grande industria, tanto che, nel 1931, dovette ricorrere al salvataggio da parte dello Stato con la cessione del suo portafoglio industriale alla Sofindit e successivamente all'Istituto per la Ricostruzione Italiana (Iri), che nel 1934 divenne anche proprietario della maggioranza del capitale della Comit, trasformata in banca di credito ordinario. Ciò portò l'Istituto verso una riorganizzazione interna, con la semplificazione della struttura della Direzione centrale e dei suoi servizi funzionali e con il decentramento organizzativo mediante responsabilizzazione dei direttori di filiale. La Comit avviò inoltre un'attenta politica di sviluppo della clientela in direzione della piccola e media impresa. Raffaele Mattioli e Giovanni Malagodi realizzarono la nuova banca e condussero una strenua difesa delle sue attività all'estero. Fu rilanciata inoltre l'attività dell'Ufficio studi che, durante il periodo bellico, divenne anche un'importante base organizzativa per le attività clandestine della Resistenza. Raffaele Mattioli, trasferitosi con una sezione della Direzione centrale della Banca a Roma dopo il 25 luglio 1943, svolse un ruolo rilevante per favorire la convergenza tra i diversi movimenti antifascisti. Nel secondo dopoguerra proseguì il sostegno all'industria nazionale con riguardo sia alla grande che alla piccola e media impresa. Nel 1970 il titolo Comit fu nuovamente quotato in Borsa. Solo alla fine degli anni '60 la Banca riprese l'attività di espansione della rete estera, fortemente ridimensionata dalle vicende belliche per la perdita delle banche nell'Europa orientale e la chiusura delle filiali di Londra e New York, sviluppandosi soprattutto verso il continente asiatico: alla fine degli anni '90 la Banca era presente in 41 paesi con circa 400 sportelli. Tra il 1991 e il 1994, anno della sua privatizzazione, la Comit si trasformò in gruppo bancario con la possibilità di esercitare di nuovo il credito alle imprese secondo il modello della banca universale delle origini, riadattato però alla realtà del tempo. Nel 2001 avviene la fusione per incorporazione in Banca Intesa: da questa operazione nasce "IntesaBci SpA", rinominata nel gennaio 2003 "Banca Intesa SpA". Nei primi anni di attività la Comit assorbì una decina di banche locali, tra cui: la Cassa di Sconto di Genova (1895), il Credito Industriale di Torino (1897), il ramo bancario della Ditta I. & V. Florio di Palermo (1902), la Banca Commerciale di Brescia (1905) e la Banca di Perugia (1906). Successivamente le fusioni divennero più sporadiche: nel 1931 la Banca Commerciale Triestina, nel 1970 la Banca Francesco Bertolli di Lucca e la Banca Fratelli Cerruti di Genova, nel 1975 la Banca Felice Beneduce di Sant'Antimo (Napoli) e nel 1994 la Banca Sicula di Trapani.
personalità di rilievo
Otto Joel
(Danzica, 13 maggio 1856 - Milano, 25 aprile 1916)
Otto Joel, nato da un'agiata famiglia tedesca di origine ebraica, fu inviato quindicenne a Genova per motivi di salute e nel 1875 tornò in Germania a Francoforte per completare la propria formazione bancaria. Trasferitosi definitivamente in Italia nel 1878 proseguì il suo apprendistato a Genova presso il Banco Fratelli Bingen. Passò nel 1886 alla Banca Generale come vicedirettore della sede di Milano. Nello stesso anno si era sposato con Elisabeth Kitt, figlia di un pastore protestante (capo della comunità evangeklica di Bergamo) e da cui ebbe due figli. Nel 1889 tornò a Genova come direttore della sede della Banca Generale ove rimane sino alla liquidazione avvenuta nel 1894, all'interno della crisi bancaria di quel periodo. Joel fu il principale catalizzatore degli interessi, soprattutto tedeschi, che diedero vita alla Banca Commerciale; il suo valore professionale costituì una garanzia per i sottoscrittori del capitale del nuovo istituto. Con Federico Weil, tra il 1894 e il 1908 rivestì la carica di direttore centrale e successivamente quella di amministratore delegato; entrambi furono i principali artefice dell'enorme sviluppo della Banca durante l'età giolittiana. A seguito della polemica scoppiata alla fine del 1914 sull'italianità della Banca Commerciale, si dimise nel 1915. Morì a Milano il 25 aprile 1916.
personalità di rilievo
Federico Weil
(Randegg, 1 marzo 1854 - Milano, 26 luglio 1919)
Federico Weil, nato da una famiglia israelita di Randegg (Germania), nel 1867, a tredici anni, si trasferì con la famiglia a Napoli, dove suo padre divenne uno dei dirigenti della Banca Rothschild. Weil ebbe la prima esperienza lavorativa a Milano come procuratore presso la banca dei Fratelli Weill-Schott, suoi cugini. Sempre come procuratore passò poi alla Banca dei Florio, a Palermo; in seguito fu direttore della sede di Palermo della Società Generale di Credito Mobiliare Italiano, fino al 1893, ovvero fino alla vigilia del dissesto della medesima. Proprio come Otto Joel, fu assunto alla BCI nell'autunno del 1894 come direttore centrale, ma già con le mansioni di amministratore delegato, carica che fu conferita formalmente a lui e a Joel il 31 marzo 1908. Weil si occupò in questi anni del servizio ispettivo e degli affari di borsa della BCI, rappresentandola nell'organo di sorveglianza operante nella Camera di Commercio di Milano, la Deputazione di Borsa, di cui fu anche presidente. Nel 1914 lasciò la carica di amministratore delegato, restando ai vertici della BCI come vicepresidente. Si dimise da questa carica nel per le campagne nazionalistiche contro la BCI, chiamata "banca tedesca", e contro i suoi dirigenti. Weil conservò tuttavia sino alla sua morte, avvenuta Milano il 26 luglio 1919 la carica di consigliere della BCI.
personalità di rilievo
Giuseppe Toeplitz
(Varsavia, 1866 - Sant'Ambrogio Olona, 27 gennaio 1938)
Giuseppe (Józef) Toeplitz nacque a Varsavia nel 1866 da una famiglia della borghesia ebraica, quinto di undici fratelli. Dopo aver compiuto studi classici in Lettonia, Toeplitz frequentò le facoltà di ingegneria di Gand e di Aquisgrana. Nel 1890 abbandonò gli studi e si trasferì in Italia per lavorare presso la filiale di Genova della Banca Generale, su invito del direttore Otto Joel, suo cugino acquisito che poi lo fece assumere a Milano nel 1895 alla Banca Commerciale Italiana. La carriera di Toeplitz fu molto rapida: dopo aver aperto le filiali di Napoli e di Venezia della Comit, nel 1903 tornò a Milano, diventando nel 1906 direttore centrale dove si distinse come capo dell'Ispettorato e come tramite di numerosi grandi imprese. Negli anni tumultuosi della prima guerra mondiale, Toeplitz dovette subire gli attacchi della stampa nazionalista in quanto considerato ancora straniero, pur avendo ottenuto la cittadinanza italiana nel 1912. Nel 1917 successe a Joel e a Weil alla guida della Comit come amministratore delegato, carica che divise con Pietro Fenoglio. Nel 1918 e nel 1920 condusse con successo la difesa della Banca dalle scalate del Gruppo Perrone-Ansaldo. Toeplitz rimase dal marzo 1920, dopo le dimissioni di Fenoglio, unico e indiscusso capo della Comit fino al 1933, e mantenne saldo il modello della banca universale delle origini, orientata al credito a lungo termine per favorire lo sviluppo tecnologico e produttivo delle grandi industrie. D'altra parte, Toeplitz non riuscì nella seconda metà degli anni Venti a ridurre il peso esercitato dal portafoglio industriale sulla tesoreria della Banca che invece aumentò progressivamente. Toeplitz proseguì inoltre con maggiore vigore la strategia di espansione all'estero, soprattutto nell'Europa orientale e nell'aerea balcanica, sfruttando la svalutazione delle monete di quell'area. A seguito della situazione molto critica che colpì la Comit per l'eccessivo peso degli immobilizzi del suo portafoglio industriale, Toeplitz nell'autunno del 1931 dovette ricorrere all'aiuto del Governo per salvare la Banca e nel marzo 1933 si dimise da amministratore delegato, rimanendo vicepresidente fino all'anno successivo. Morì nella sua villa di Sant'Ambrogio Olona nel 27 gennaio 1938.
personalità di rilievo
Camillo Giussani
(Milano, 3 febbraio 1879 - Milano, 7 febbraio 1960)
Camillo Giussani nacque da Maria Esterle e da Carlo, professore di Letteratura Latina presso l'Accademia Scientifico-Letteraria di Milano. Studiò all'Università di Pavia, conseguendo nel 1900 la laurea in Giurisprudenza e dopo entrò nello studio legale dell'avvocato e senatore Luigi Rossi, il quale provò ben presto grande stima per il suo giovane collaboratore e volle che lo affiancasse anche nell'attività di consulenza legale che svolgeva per la Banca Commerciale Italiana sin dalla sua fondazione. Nel 1904, il matrimonio di Giussani con Gina Negri, figlia dell'ex sindaco di Milano Gaetano Negri, contribuì ad un suo migliore inserimento nell'ambiente dell'alta borghesia milanese. Per volontà testamentaria dell'avvocato Rossi, deceduto il 1° marzo 1911, Camillo Giussani ereditò lo studio legale, subentrandogli anche nell'incarico di principale consulente legale della Comit, che fu particolarmente impegnativo nei primi anni Venti all'epoca delle scalate alla Comit. Avverso al fascismo, Giussani, fu eletto consigliere nel 1946, per un mandato, nella lista del Partito Democratico per la Ricostruzione (di orientamento liberale). Il 6 dicembre 1945 era intanto mutata la sua funzione all'interno della BCI: dal precedente ruolo di collaboratore esterno, ma in realtà in quotidiano contatto con i vertici della Banca, Giussani era stato nominato presidente della Comit, con il beneplacito dell'IRI. Mantenne questa carica fino alla sua scomparsa, avvenuta a Milano il 7 febbraio 1960. Dal 1956 divenne anche presidente delle Assicurazioni Generali e fece parte inoltre dei Consigli d'Amministrazione della Montecatini, della Società Generale Elettrica della Sicilia e della Società Vetro Italiano di Sicurezza.
Oltre che socio corrispondente dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e membro del Comitato Direttivo dell'Ente Autonomo del Teatro alla Scala, Giussani fu consigliere della Società Storica Lombarda, dell'Associazione Italo-Svizzera per la pubblicazione delle Opere di Carlo Cattaneo e del Touring Club Italiano. A quest'ultimo lo legava la sua grande passione per le escursioni in alta montagna, che gli fece intraprendere fin quasi all'età matura vere e proprie scalate sulle cime più elevate delle Alpi. Fu anche un apprezzato traduttore autori latini, seguendo l'eredità paterna, come Lucrezio, Tacito, Giovenale, Orazio, Cicerone e Seneca.
personalità di rilievo
Raffaele Mattioli
(Vasto, 20 marzo 1895 - Roma, 27 luglio 1973)
Raffaele Mattioli nacque a Vasto nel 1895, figlio di Cesario, commerciante, e di Angiolina Tessitore. S Nel 1912 si diplomò in ragioneria a Chieti e si iscrisse all'Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Genova. Nel giugno 1915 si arruolò nell'esercito come volontario e partecipò alla prima guerra mondiale durante la quale fu ferito in combattimento a Loquizza sul Carso, ottenendo la medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1920, congedato dall'esercito, si laureò a Genova e incominciò a lavorare a Milano come redattore capo del mensile dell'Associazione Bancaria Italiana e come bibliotecario e assistente all'Università Bocconi presso l'Istituto di Economia Politica. Nel 1922 divenne per concorso segretario generale della Camera di Commercio di Milano fino al novembre 1925 quando fu assunto dalla Banca Commerciale Italiana come capo della Segreteria dell'amministratore delegato Giuseppe Toeplitz. Emerse subito per le sue capacità e fece una rapida carriera diventando già nel 1931 direttore centrale, per aver elaborato valide soluzioni alla autorità governative utili a superare la grave crisi di liquidità che aveva colpito la banca in quegli anni. Nominato nel marzo 1933 amministratore delegato, condusse la Comit attraverso una difficile riforma organizzativa interna che la trasformò in una banca di credito ordinario. Già dai primi anni Trenta si prodigò inoltre a favorire il mondo dell'alta cultura con varie iniziative e durante la guerra insegnò all'Università Cattolica di Milano Tecnica Bancaria. Dopo l'8 settembre si trasferì a Roma guidando la Comit durante l'occupazione nazista della capitale e la sua liberazione, con l'Italia divisa in due, dirigendo le filiali nelle zone già occupate dagli Alleati. Nel novembre 1944 al marzo 1945 fu a capo della Missione economica italiana inviata a Washington dal Governo. Tornato a Milano nel maggio 1945, guidò la Comit attraverso gli anni della ricostruzione e del miracolo economico, mantenendo non solo la vocazione internazionale della Banca, ma anche favorendo lo sviluppo della piccola e media impresa; per il credito a lungo termine, soprattutto alla grande impresa, aveva invece creato nel 1946 Mediobanca con Enrico Cuccia. Nel 1960 fu nominato presidente della Comit, ma la sua influenza sulla gestione dell'istituto rimase molto forte. Contemporaneamente alla sua attività di banchiere, proseguì il sostegno al mondo della cultura e dell'arte; si segnalano in particolare la pubblicazione per la Casa editrice Ricciardi, da lui acquista nel 1938, della collana "Letteratura italiana. Storia e testi" di cui fu anche uno dei curatori, la fondazione nel 1947 a Napoli, con Benedetto Croce, dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici, e nel 1971 a Firenze della Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi. Nell'aprile del 1972 si dimise da presidente, anche per pressioni politiche, e morì a Roma il 27 luglio 1973.
personalità di rilievo
Giovanni Malagodi
(Londra, 12 ottobre 1904 - Roma, 17 aprile 1991)
Giovanni Malagodi figlio del giornalista e scrittore Olindo, nel 1926 si laureò in Legge presso l'Università di Roma e fu assunto dalla Comit il 20 gennaio 1927. Dopo aver frequentato la scuola per allievi funzionari a Venezia, nel 1928 venne nominato procuratore e dopo un periodo trascorso all'estero presso la rappresentanza di Berlino e la filiale di Londra, divenne nel marzo 1931 capo della segreteria dell'amministratore delegato Giuseppe Toeplitz, al posto di Raffaele Mattioli. Promosso condirettore centrale il 25 marzo 1933, fu uno degli artefici della riforma interna della Banca come capo dal 1934 della Segreteria Italia, ufficio preposto, all'interno del Servizio Controllo e Organizzazione Italia, alla riorganizzazione delle filiali italiane.
Fu nominato direttore generale della Sudameris dal 1937, prima a Parigi poi dal 1940 a Buenos Aires dove passò un periodo difficile fino alla fine della seconda guerra mondiale, per l'inserimento del suo nome nella lista nera inglese. Rientrò a Milano nel maggio 1947 e vene promosso direttore centrale. Capo della Rappresentanza di Roma dal 1948 e membro di vari organismi internazionali del dopoguerra, si dimise il 31 dicembre 1952 dalla Banca per dedicarsi alla carriera politica, che lo portò a dirigere per lunghi anni il Partito Liberale Italiano, diventando ministro del Tesoro nel 1972 e presidente del Senato nel 1987.
palazzi di pregio
Palazzo Beltrami
Insistendo su un'area urbana di valenza strategica, dominata dalla sede municipale e dal celeberrimo teatro di Piermarini, l'edificio fu commissionato dalla Banca Commerciale Italiana a Luca Beltrami, architetto milanese allora all'apice della fama e già artefice nel 1886 della facciata del cinquecentesco palazzo Marino. Costruito tra il 1906 e il 1911 secondo un linguaggio neoclassico, la sua architettura si confronta con le rilevanti preesistenze, richiamando la tripartizione della facciata di Palazzo Marino e, nell'alto basamento bugnato in granito lucido, la sequenza di arcate del Teatro alla Scala, echeggiato, quest'ultimo, anche dalla porzione centrale della facciata, dove al ritmo delle semicolonne di ordine gigante si impone gerarchicamente la porzione centrale, scandita da quattro colonne ioniche dominate dal frontone.
Il piano terra, ristrutturato da Michele De Lucchi, è oggi parte delle Gallerie d'Italia - Piazza Scala.
palazzi di pregio
Palazzo Anguissola Antona Traversi
Il corpo principale del Palazzo si deve all'intervento di Carlo Felice Soave da Lugano - giovane architetto che aveva fatto proprie le più aggiornate istanze di quel classicismo ispirato ai modelli greci e romani che costituiva il più moderno verbo culturale ed estetico dell'epoca - su incarico del conte Antonio Carlo Anguissola, nell'imminenza del proprio matrimonio con Bianca Busca Arconati Visconti. L'intervento del Soave, datato tra 1775 e 1778, trasformò quella che era una tradizionale casa nobile milanese, appartenuta nel Cinquecento a Girolamo Morone, in uno dei più eleganti palazzi nobiliari della città, apprezzato per la finezza e la novità dei suoi appartamenti e delle decorazioni. Nel 1817 il palazzo fu venduto al facoltoso avvocato Giovanni Battista Traversi che, nel 1829, incaricò Luigi Canonica di progettare il corpo del palazzo sulla corsia del Giardino, l'attuale via Manzoni. Il Canonica compose una facciata dove, su un basamento in granito, si eleva un ordine gigante di lesene corinzie di impianto palladiano, concluso da un cornicione con un ornatissimo fregio a rilievi; disegnò quindi un cortile quadrato ad angoli smussati, con grandi colonne doriche di granito senza base, secondo la moda del tempo, e realizzò lo scalone d'onore.
Il piano terra, ristrutturato da Michele De Lucchi, è oggi parte delle Gallerie d'Italia - Piazza Scala.
Collezioni artistiche
La collezione raccolta nel tempo dalla Banca Commerciale Italiana e le molteplici iniziative espositive ed editoriali promosse dall'istituto testimoniano l'impegno costante nel sostenere la cultura e nel sensibilizzare un ampio pubblico verso la conoscenza della storia dell'arte, in particolare italiana. Già negli anni Trenta Raffaele Mattioli, il "banchiere umanista" che è stato un appassionato bibliofilo e un raffinato mecenate, ha iniziato ad acquistare opere d'arte per motivi di investimento o beneficenza. La raccolta si è formata però soprattutto a partire dagli anni Cinquanta attraverso acquisti eterogenei sul mercato antiquario, che rivelano una predilezione per il genere del paesaggio: dalle vedute urbane immerse in una luce cristallina dell'olandese Gaspar van Wittel all'interessante nucleo di dipinti della tradizione paesistica fiammingo-olandese. Tra le opere più significative della cospicua raccolta di arte antica va citato il Martirio di Sant'Orsola di Caravaggio, acquisito all'inizio degli anni Settanta quand'era ancora attribuito a Mattia Preti: ultimo capolavoro dipinto dal grande maestro prima della sua prematura e tragica scomparsa. Nell'ambito dell'Ottocento e del primo Novecento le scelte sono state in modo simile orientate sulla pittura di paesaggio, oltre che sul ritratto, con punte di altissima qualità, come il Ritratto di Fattori nel suo studio di Giovanni Boldini e i capolavori di Umberto Boccioni Officine a Porta Romana e Tre donne. Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta Vittorio Corna (1916-1989), capo del personale e appassionato esperto d'arte, ha aperto la collezione al contemporaneo, avviando un'ambiziosa politica di acquisti rivolta alle correnti più sperimentali dell'arte italiana del secondo Novecento (Spazialismo, Arte Nucleare, Astrattismo, Informale, Arte cinetica e programmata, Nuova Figurazione, Poesia Visiva, Arte concettuale, Arte povera). Questo pionieristico progetto, proseguito dal suo successore Giorgio Ferretti, è cresciuto in parallelo al rinnovamento delle sedi estere della Comit, in cui sono stati allestiti nuclei coerenti di opere. È stato inoltre accompagnato da pubblicazioni e mostre volte a sollecitare una conoscenza approfondita e allargata degli sviluppi più originali del panorama contemporaneo italiano. Questa lungimirante idea di condivisione del proprio patrimonio artistico trova oggi continuità nel "Progetto Cultura" di Intesa Sanpaolo: alcuni capolavori del Seicento e del Settecento sono presentati nei poli museali di Napoli e Vicenza, mentre l'importante raccolta di arte contemporanea è esposta a rotazione nel Cantiere del Novecento delle Gallerie d'Italia di Piazza Scala a Milano e in occasione di mostre temporanee.
bibliografia
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- Serena Berno, Francesca Pino, Il Palazzo Comit di Luca Beltrami. Fotografie tra testimonianza e interpretazione (1905-1990), Milano, Hoepli, 2014;
- Francesca Pino, Alessandro Mignone (a cura di), Memorie di valore : guida ai patrimoni dell'Archivio storico di Intesa, Milano, Hoepli- Intesa Sanpaolo, 2016.
fonti
Archivio Storico Intesa Sanpaolo (ASI-BCI), patrimonio archivistico Banca Commerciale Italiana.