Banca di Unione Agricola Tosco-Romagnola
Emilia Romagna, San Piero in Bagno
La Banca di Unione Agricola Tosco-Romagnola, società anonima a capitale illimitato, venne costituita a San Piero in Bagno il 7 dicembre 1921, con un capitale sociale iniziale di 135.000 lire, suddiviso in azioni da 500 lire ciascuna e subito aumentato a un milione. Lo scopo dell'Istituto era di "devolvere il proprio fondo sociale ed i capitali ottenuti a credito nel favorire l'intensificazione ed il progresso della agricoltura e delle attività locali ad essa connesse" attraverso prestiti, anticipazioni e sconti, "cooperando all'elevazione della cultura agricola con divulgazione di notizie economiche ed istruzione tecnica" (art. 4 dello statuto sociale). Dopo i primi anni di regolare amministrazione, la modestia dell'Istituto si scontrò con la grave crisi del 1929, che causò forti immobilizzi. Sul verbale dell'ispezione della Banca d'Italia del 1933, tuttavia, si legge che "se verrà posta in atto con prontezza ed energia la smobilizzazione degli impieghi, si può ritenere che la situazione della Banca sia ancora sana". La continua diminuzione dei depositi fiduciari, che negli ultimi anni ammontavano ad appena 578.000 lire, costrinse inoltre la Banca a rallentare notevolmente la propria attività e a chiedere continui finanziamenti alla Cassa dei Risparmi di Forlì che, per meglio controllare l'Istituto, fece inserire nel Collegio sindacale il proprio vicedirettore. La Banca fu assorbita dalla Cassa dei Risparmi di Forlì il 1° ottobre 1937.
bibliografia
Roberto Balzani, Il forziere della città. La Cassa dei Risparmi e la società forlivese dalle origini al secondo dopoguerra, Bologna, Il Mulino, 2000, p. 213.
fonti
- Archivio Storico Banca d'Italia, Vigilanza sulle aziende di credito, pratt., n. 7660, fasc. 1.