Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna

Emilia Romagna, Forlì

data di fondazione13.06.1839
data di fusione26.11.2018

L'iniziativa di costituire una cassa di risparmio a Forlì fu assunta dal Gonfaloniere della città Antonio Albicini con il consenso e, in seguito, con l'adesione stessa del cardinale legato Nicola Grimaldi. In breve tempo cento benemeriti cittadini sottoscrissero altrettante azioni, infruttifere e non trasmissibili, da venti scudi romani ciascuna. Tra gli azionisti si annoverano molti ricchi possidenti terrieri e industriali che avevano partecipato ai moti del 1831 o aderito alla Carboneria e che quindi trasferirono in ambito economico e finanziario la loro voglia di autonomia, battuta sul piano politico dalla repressione dei moti del 1831-32. Il 13 giugno 1839, a seguito del rescritto pontificio firmato da papa Gregorio XVI, il cardinale segretario per gli affari di Stato interni notificò l'approvazione del regolamento e l'autorizzazione all'apertura della Cassa. Primo presidente del Consiglio di Amministrazione fu lo stesso Albicini. Inizialmente il fondo di dotazione della Cassa fu impiegato in mutui e conti correnti ipotecari, in mutui chirografari, in acquisto di fondi pubblici, in anticipazioni su titoli emessi o garantiti dallo Stato. Nel corso degli anni l'Istituto preferì l'impiego in titoli del proprio capitale, tanto che agli inizi del '900 questi superavano di molto la metà della disponibilità. In campo agricolo la Cassa concesse prestiti a condizioni di favore sia a coloni che a proprietari terrieri, mentre in ambito industriale l'Istituto rilevò nel 1876 l'Officina Gas e Fonderia Meccanica, che rischiava la chiusura. Le perdite subite dalla Cassa, nei ventidue anni di gestione dell'azienda, ammontarono ad oltre 600.000 lire e, insieme alle difficili condizioni economiche locali, portarono nel 1894 l'Istituto sull'orlo del fallimento. Fino agli inizi del '900 l'Istituto operò nella sola città di Forlì. Tra il 1909 e il 1921, invece, estese il proprio raggio d'azione dapprima verso le vallate, con l'apertura delle filiali di Rocca San Casciano, Santa Sofia e San Piero in Bagno ed in seguito verso l'Appennino, con Forlimpopoli e Meldola. Negli anni seguenti la Cassa riuscì ad accrescere il proprio ruolo in provincia grazie soprattutto alle particolari attenzioni riservatele dal governo fascista, che culminarono con la "fascistizzazione" dell'Istituto nel 1933. A partire dal 1927, infatti, fra i soci azionisti dell'Istituto compare anche Benito Mussolini, originario della zona. Nello stesso anno l'Istituto assorbì la Cassa di Risparmi e Depositi di Modigliana, mentre dieci anni più tardi incorporò la Banca di Unione Agricola Tosco-Romagnola di San Piero in Bagno. Con l'avvento del fascismo le elargizioni benefiche della Cassa cambiarono radicalmente. Se nel 1929 le beneficenze tradizionali (istruzione, sanità, assistenza) coprivano ancora il 60% dei versamenti, nel 1933 ai vecchi settori della beneficenza fu versato il 25% del totale, mentre il 46,7% fu assegnato all'Ente Opere Assistenziali, al Partito Nazionale Fascista, all'Opera Nazionale Balilla, alle "famiglie di squadristi bisognosi" e alla costruzione di una nuova Casa del Balilla. Nel secondo dopoguerra, presidente della Cassa è stato per un decennio Giovanni Querzoli, pioniere del movimento cooperativo repubblicano. Nel 1972 la Cassa ottenne il riconoscimento di Banca Agente. Nel 2007, entrando nel gruppo Intesa Sanpaolo appena costituitosi (risale al 2000 l'ingresso di Sanpaolo-IMI nel capitale azionario dell'Istituto), modifica la propria ragione sociale in Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna. Il 26 novembre 2018 viene fusa per incorporazione in Intesa Sanpaolo.

relazioni

ente conservatore

percorsi

palazzi di pregio

Palazzo della Residenza

Il Palazzo, il cui nucleo originario era composto da un edificio di 30 vani e 7 botteghe con sottoportico, fu acquistato nel 1885 per 26.000 lire dalla Cassa. Successivamente ampliato con annessioni di edifici contigui, ristrutturato ed ammodernato - prima all'inizio del '900 e poi tra il 1939 e il 1940, in occasione delle celebrazioni del primo centenario della Banca - ha assunto l'aspetto definitivo odierno negli anni Cinquanta del secolo scorso.

bibliografia

- Cassa dei Risparmi di Forlì, La Cassa dei Risparmi di Forlì, 1839-1959, Bologna, Edizioni Alfa, 1960;
- Roberto Balzani e Peter Hertner (a cura di), Una borghesia di provincia. Possidenti, imprenditori e amministratori a Forlì fra Ottocento e Novecento, Bologna, Il Mulino, 1998, pp. 269-303;
- Roberto Balzani, Il forziere della città, La Cassa dei Risparmi e la società forlivese dalle origini al secondo dopoguerra, Bologna, Il Mulino, 2000;
- Ulisse Tramonti (a cura di), La tradizione rinnovata. Il Palazzo di residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì,
Forlì, Cassa dei Risparmi di Forlì, 2006. 

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