Il Credito Padano venne costituito il 12 agosto 1920 (rogito A. Rapuzzi), con sede a Mantova, e fu operativo fino al 1929, anno in cui fu dichiarato il suo fallimento. Sin dai suoi esordi l'Istituto presentava una situazione patrimoniale fragile. La Banca aveva infatti assunto gli obblighi e gli impegni della cessata Federazione Bancaria Italiana, l'ente che riuniva le banche legate al movimento sociale cattolico. Inoltre, il capitale, di cui 18.000 delle 20.000 azioni appartenevano ad enti o personalità connesse alla Federazione, non fu mai versato nella sua interezza. La debolezza patrimoniale della Banca si scontrava inoltre con il mantenimento di una ipertrofica rete di filiali: nel 1925 si contavano 48 agenzie, in prevalenza nella provincia di Mantova e in misura inferiore in quella di Brescia ed una in provincia di Reggio Emilia. Ad aggravare la situazione si aggiunsero numerose operazioni aleatorie e il verificarsi di immobilizzi. Con il sopraggiungere della crisi economica e finanziaria del 1929, la Banca fu costretta al ricorso alla moratoria e avviò colloqui con la Banca San Paolo di Brescia per avere un suo intervento nella liquidazione e nella prosecuzione dell'attività bancaria in alcune sue filiali. Con decreto ministeriale 8 ottobre 1930 la Banca bresciana fu autorizzata a subentrare nelle filiali del Credito Padano di Desenzano, Lonato, Rivoltella, mentre le filiali di Carpenedolo e Montichiari furono chiuse.