Cassa Rurale ed Artigiana di Gandino
Lombardia, Gandino
La Cassa Popolare di Depositi e Prestiti di Gandino, società cooperativa in nome collettivo, venne costituita il 21 febbraio 1909 da 17 soci, dei quali due sacerdoti e il parroco cittadino, don Andrea Alberti. Per essere socio dell'Istituto era necessario "a) appartenere alla parrocchia di S. Maria Assunta in Gandino e paesi limitrofi; b) aver condotta morigerata e onesta; c) non aver il vizio dell'ubriachezza e della bestemmia; d) avere assiduità alle funzioni religiose parrocchiali; e) educare cristianamente la famiglia". L'attività della Cassa fu sempre piuttosto limitata, tanto che nel 1934, compiuto il 25° anno di vita e raggiunto il termine stabilito per statuto circa la durata della società, l'Assemblea generale dei soci ne deliberò inizialmente lo scioglimento, per poi prorogare di altri 25 anni l'attività. L'assoluta irrilevanza dell'Istituto venne sottolineata anche nel rapporto ispettivo della Banca d'Italia del 12 novembre 1936: in un centro moderno e prosperoso come Gandino, la Cassa rappresentava un "anacronismo, la cui utilità è limitata quasi esclusivamente alle esigenze dirette o all'indiretto interesse dei propri amministratori, quasi tutti debitori cambiari dell'azienda". Con l'approvazione del regio decreto 26 agosto 1937 n. 1706 l'Istituto modificò la propria ragione sociale in Cassa Rurale ed Artigiana di Gandino. In seguito alle perdite subite dalla Cassa a causa del dissesto della Banca Italiana di Sconto e per la liquidazione dell'Unione Bancaria Nazionale, presso la quale l'Istituto aveva depositato buona parte delle disponibilità liquide (il 43% dell'intero passivo), nel 1938 l'Assemblea dei soci decise di rivolgersi alla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde per un eventuale assorbimento, che fu concesso dall'Ispettorato del credito con provvedimento 31 luglio 1939 n. 2057.
fonti
- Archivio Storico Banca d'Italia, Banca d'Italia, Vigilanza sulle aziende di credito, pratt., n. 7096, fasc. 2.